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Cingolani, Salvini e Meloni lo vogliono ministro ma “l’uomo dei disastri” è inadatto. Ecco perché

Pubblicato il 09/08/2022 11:25

E pensare che c’è anche chi, dalle parti del centrodestra, vorrebbe ricandidarlo nella propria squadra. Matteo Salvini e Giorgia Meloni non hanno nascosto, in queste settimane di accesa campagna elettorale, la rispettiva stima per il titolare della Transizione ecologica Roberto Cingolani, sostenendo di vedere di buon occhio una sua eventuale riconferma. Ma sulla base di quali meriti? Ecco, a questa domanda è onestamente difficile trovare risposte. Riguardare per credere l’ultimo intervento del ministro, al termine di un recente Consiglio dei ministri, sul tema dell’emergenza energetica.

Attraverso le pagine del Fatto Quotidiano, Antonio Rizzo ha spiegato come l’architrave di ogni sistema energetico si basi sulla certezza, l’affidabilità e il prezzo delle forniture. Nelle parole e nei piani del ministro “non ve ne è traccia”. Cingolani ha affermato che “la dipendenza dal gas russo in pochi mesi è passata dal 40% a circa il 15%… il taglio delle forniture dalla Russia del 30% ha significato una diminuzione da 30 milioni di metri cubi al giorno a 20 su circa 100 di fabbisogno giornaliero”; “prevediamo di arrivare al 90% degli stoccaggi fra ottobre e novembre, stiamo stoccando circa 80/90 milioni di metri cubi al giorno, il taglio di fornitura della Russia rappresenta il 10% di quello che stiamo stoccando….”; e infine che “sino a dicembre arriveranno 7/8 miliardi di mc”.

Numeri mischiati, secondo Rizzo, per nascondere il problema: “La Russia forniva all’Italia circa 30 miliardi di metri cubi per anno, di cui 6 nei mesi estivi e 24 nei mesi invernali. Un taglio del 30% corrisponde a 10 milioni di metri cubi al giorno ora (estate) e a circa 30 milioni nei mesi invernali. I 10 milioni mancanti in estate sono stati sostituiti con forniture alternative che, a detta dello stesso ministro sono costate un ‘botto’. Se, nella ipotesi di base, la Russia manterrà una riduzione del 30%, da ottobre mancheranno 30 milioni di mc al giorno: dove sono i fornitori per sostituirli?”.

E se è impossibile credere ai 7/8 miliardi di metri cubi promessi da Cingolani, altri numeri per Rizzo “rasentano il ridicolo. Nel 2023 promette 18 miliardi di forniture addizionali e nel 2024 circa 25 miliardi. Fra i fornitori indicati ci sono Congo, Angola, Egitto dove le capacità di estrazione e trasporto sono ancora a zero. Ma soprattutto Cingolani aggiunge che ‘metà di questo sarà gas naturale liquido, dobbiamo essere sicuri di avere le infrastrutture per riceverlo, questo potrebbe essere un elemento limitante’, rimandando tutta la responsabilità della tenuta energetica ed economica del Paese sul futuro rigassificatore di Piombino. Alla sua mancata messa in opera, Cingolani si aggrapperà per nascondere la propaganda e dare la colpa al nuovo governo”. L’uomo dei disastri, come lo ha ribattezzato certa stampa, continua insomma a sbagliare. Qualcuno dovrebbe però farlo notare a Salvini e Meloni.

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