Francesco Schenone è di Recco, in provincia di Genova, e la sua è la storia – purtroppo – di tanti. Sono gli invisibili. Quelli che in seguito al vaccino hanno riportato danni e effetti avversi gravi e sono stati abbandonati, per timore che le loro esperienze potessero in qualche modo fermare la macchina vaccinista messa in moto da Speranza&Co. Ma le loro storie vanno raccontate. Noi lo facciamo dalla prima ora, e continueremo a farlo. Soprattutto ora, che di tempo ne è passato abbastanza per vedere anche i primi esiti a lungo termine. Il 4 giugno dello scorso anno Francesco Schenone decise di vaccinarsi in un Open day, quelle giornate aperte a tutti, anche a chi non aveva ancora l’età per accedere alla vaccinazione, quando ancora i vaccini erano pochi e si dava precedenza alle fasce d’età più a rischio. “Mi sono immunizzato prima dei miei coetanei – spiega a La Verità che lo ha intervistato – perché mio papà è un soggetto fragile, volevo proteggerlo”. Uno dei tanti inganni con cui hanno attirato i giovani negli hub. Poi cosa è successo? (Continua a leggere dopo la foto)
Racconta Francesco Schenone: “Credevo davvero nel vaccino, pensavo fosse la soluzione per poter uscire dall’incubo della pandemia, invece sono sprofondato io in un incubo senza via d’uscita”. È bastata una sola dose: Francesco già dopo poche ore ha iniziato ad avere strani spasmi muscolari. Pensava passassero, ma non è stato cosi. “La mia era una vita normalissima, a 27 anni pensi di avere tutto il tempo che vuoi per realizzare qualsiasi cosa, ora invece non riesco neanche a immaginare come sarà il futuro”. Sono passati più di 12 mesi da quell’unica dose di vaccino che gli ha portato via tutto. (Continua a leggere dopo la foto)
“Sono sempre stato super attivo, ho iniziato a lavorare a 18 anni perché volevo avere la capacità economica di conquistare le mie cose da solo. Facevo il fruttivendolo e allo stesso tempo suonavo la batteria in una band, i soldi guadagnati li investivo per studiare musica a Milano”. Dopo tre giorni Francesco Schenone doveva suonare con la sua band, ma il braccio non rispondeva, e cosi non ha potuto esibirsi. Intanto hanno iniziato a manifestarsi altri disturbi: acufeni, vertigini e una strana tachicardia. “Per un po’ ho continuato a lavorare, stringevo i denti, cercavo di resistere, non volevo accettare quello che mi stava succedendo. Intanto continuavo a fare visite specialistiche. Dopo un mese e mezzo, però, ho smesso di lavorare, non ero più in grado”. (Continua a leggere dopo la foto)
Conclude il suo drammatico racconto Francesco Schenone: “C’erano momenti in cui avevo una tachicardia fortissima e poi venivo travolto dalle vertigini, così forti da non riuscire a stare in piedi». Dopo tutti gli esami, gli è stata diagnosticata una pericardite post-vaccino e la Pots, una patologia neurologica che colpisce il cuore e causa proprio quelle vertigini così invalidanti che lo hanno costretto ad abbandonare tutte le sue attività, lavoro compreso. “Ho 28 anni e non so se sarò più capace di lavorare, non so se potrò più riprendere a suonare la batteria, se sarò in grado di ricominciare a studiare musica, dovendo arrivare fino a Milano. Ora tutto mi sembra difficile, ho perso completamente la mia spensieratezza. Mi manca poter uscire di casa senza avere la paura di stare male”. È anche per lui che Italexit continuerà la sua battaglia. Con l’appoggio di tutti si arriverà alla verità.
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