I recenti casi di cronaca, e non parliamo solo degli stupri di gruppo di Palermo e Caivano, giacché sono soltanto gli ultimi episodi di una lunga scia di orrore, hanno riacceso il dibattito sulla fruizione della pornografia in Rete, facilmente accessibile a chiunque. Persino il noto pornoattore Rocco Siffredi si è detto d’accordo a un eventuale divieto per i minorenni di poter accedere a questi contenuti: “I ragazzi pensano da soli di non essere in grado di soddisfare sessualmente la donna e quindi ricercano supporto e si muovono in branco. Ma questo non è da imputare solo alla pornografia, bensì a chi non dà la possibilità di spiegare loro che quello che vedono nei film hard è finzione. Qui sta il vero problema”. In effetti, a costo di passare per bacchettoni, da tempo osserviamo l’ipersessualizzazione adolescenziale o anche prepuberale dei tempi moderni e una certa rilassatezza dei costumi: sono fenomeni innegabili. Nella recentissima visita a Caivano, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto l’invito a oscurare i siti anche da parte di don Patriciello, il prete di frontiera, parroco di Caivano, che lotta contro un doppio nemico: la camorra, essendo il Parco Verde una arcinota piazza di spaccio, e anche l’orrida piaga della pedofilia, perché nessuno può dimenticare ciò che pochi anni addietro qui è successo alla piccola Fortuna Loffredo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Primo accesso ai porno, età sempre più bassa
Ma torniamo alla questione dei minorenni e della pornografia: il branco che ha abusato delle due cuginette di Caivano era composto da minorenni, che in tutta evidenza hanno un’idea distorta, violenta e prevaricatrice, del sesso. Sicché tanto il governo quanto l’opposizione, come leggiamo su la Repubblica, sono al lavoro per una stretta per l’accesso ai siti quali “PornHub” e simili per gli under 18. In realtà, meramente a livello teorico, questi portali sarebbero già vietati ai minori di 18 anni, ma occorre essenzialmente cliccare dichiarando la propria maggiore età, senza alcun altro tipo di verifica. Basti pensare che, grazie agli smartphone, che con colpevole leggerezza mettiamo in mano anche ai bambini, sottovalutando l’enorme rischio dei contenuti cui potranno accedere: ancora sul quotidiano romano, infatti, leggiamo che l’età dei primi fruitori dei contenuti pornografici online si è abbassata addirittura a una media di 8-11 anni. Inutile dire che a quell’età non si hanno la formazione e la coscienza, nonché gli strumenti, per valutare e discernere. Al piano del blocco informatico sta lavorando in queste ore il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, anche se la stretta e la regolamentazione, almeno per il momento, non potranno che essere parziali riguardando solo i siti a luci rosse: lascerebbe fuori chat e social network, dove vergognosamente viaggiano contenuti simili. Pensiamo che qui vengono caricati i video come quello di Palermo. (Continua a leggere dopo la foto)
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La certificazione dell’età
“La certificazione dell’età tramite terzi”, nelle parole del ministro Roccella, è la sola via praticabile. “Dobbiamo rendere i siti responsabili della certificazione dell’età ma senza affidare loro i dati degli utenti – ancora quanto dichiarato dal ministro – Ci serviremo di servizi terzi che dovranno monitorare l’applicazione della legge”. Queste “terze parti fidate”, dovrebbero essere app specializzate solo ed esclusivamente nell’accertamento dell’età degli utenti. Già ne esistono più di una: la più nota si chiama Yoti. Altre formule, dall’uso addirittura dello Spid alla carta di identità digitale, o l’inserimento in piattaforma di un documento, non sono praticabili: il rischio è quello di mettere in mano ai gestori delle piattaforme dati personali e riservati. Né lo strumento del Parental control, da solo, può bastare e, infatti, sarà implementato da metà novembre, come ha già annunciato l’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni elettroniche. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come funzione all’estero
La soluzione di affidare a terzi la verifica dell’età è la stessa che sta seguendo la Francia, o che già è in uso in alcuni Stati USA, come Louisiana. Tuttavia, rimanendo negli Stati Uniti, la corte distrettuale del Texas ha, recentemente, bloccato la legge sulla Age verification per accedere ai siti per adulti: per ragioni di privacy e sicurezza. E pure l’Australia ha appena deciso di cestinare una proposta simile per vietare i video hard ai minorenni.
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