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“Quante spiagge libere ci sono in Italia”. I dati (chiarissimi) che smentiscono l’Ue sulle concessioni balneari

Pubblicato il 02/09/2023 12:20

Da tempo l’Europa ha messo nel mirino le spiagge italiane, decisa a strapparne la gestione a famiglie che da anni investono su lidi e attività collegate e metterle all’asta, a tutto vantaggio delle grandi multinazionali. Trovando anche il sostegno di una parte della stampa, che continua a sottolineare come, grazie a Bruxelles, gli italiani potrebbero godersi più tratti di lido liberi, senza dover pagare per stabilimenti e lettini. Ma le cose stanno davvero così? A giudicare dai numeri no, anzi: quella raccontata dall’Ue non è altro che l’ennesima bugia, fabbricata ad arte per creare un clima favorevole al ritiro delle concessioni balneari. (Continua a leggere dopo la foto)
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Stando ai dati del Sole 24 Ore, riportati da Economy Magazine, la porzione di coste italiane non disponibile sarebbe in realtà inferiore a un terzo, pari al 28%. Una cifra che smentisce categoricamente i sostenitori dell’Unione Europea e supporta la posizione di chi, come il partito Italexit di Gianluigi Paragone, da tempo sottolinea come non esista affatto questa tanto decantata “scarsità di risorse naturali”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Quante spiagge libere ci sono in Italia”. I dati che smentiscono l’Ue

Un’interpretazione che permetterebbe di far cadere l’obbligo di messa a gara delle concessioni in scadenza, senza possibilità di proroga, imposto dall’Ue all’Italia. Permettendo al nostro Paese di negoziare, piuttosto, la messa al bando dei tratti di spiaggia libera, rappresentanti il 70% del totale. Secondo lo stesso Sole 24 Ore, però, il calcolo non è comunque semplice, visto che è stato effettuato “considerando una base molto ampia, che comprende campeggi, strutture alberghiere, aree portuali e militari”. (Continua a leggere dopo la foto)

Un perimetro esteso che richiede una calibrazione accurata, visto che la disponibilità di un tratto di costa non implica automaticamente che sia concessibile. Per convincere l’Europa sarà inoltre opportuno armonizzare i dati nazionali e regionali, ma servirà soprattuto un governo compatto, deciso ad affrontare a testa alta l’Unione Europea. La speranza è che Giorgia Meloni mantenga le promesse fatte in tempi non sospetti agli italiani.

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