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Cure domiciliari, i medici in piazza lanciano l’ultimatum a Speranza: “Cambi i protocolli”

Pubblicato il 03/05/2021 15:29

“Questo è un ultimatum, ci aspettiamo di essere contattati e coinvolti nella revisione dei protocolli, ma se non accadrà non daremo tregua al ministero ed impugneremo anche le linee guida del 26 aprile ricorrendo al Tar, procurando ulteriori pubblicazioni scientifiche che dimostrino la bontà della terapia precoce covid, ben sapendo che non esistono pubblicazioni che provano il successo della vigilante attesa, come dell’eparina solo agli allettati”. A parlare a lanuovabq.it è l’avvocato Erich Grimaldi, che ha fondato e segue il comitato dei camici bianchi della terapia domiciliare precoce covid e che ha riportato le vittorie in Consiglio di Stato e al Tar, e in questi giorni è alle prese con le complicate pratiche da burocrazia prefettizia per organizzare al meglio la prima conferenza sulle terapie domiciliari precoci e allestire il palco sul quale saliranno oltre a lui, medici e pazienti guariti. I medici, dunque, lanciano un ultimatum al governo. (Continua a leggere dopo la foto)

Scenderanno in piazza con il loro camice bianco. Ci saranno anche i pazienti che hanno seguito e che sono guariti che indosseranno la T-shirt per le cure domiciliari precoci. “Chiederemo a Speranza perché i medici del territorio non sono stati coinvolti nella revisione del protocollo. La vigilante attesa non è provata da nessuno studio. E se non otterremo risposte ricorreremo al Tar contro le nuove linee guida”. Appuntamento in Piazza del popolo per sabato 8 maggio. Un evento storico, in cui per la prima volta i medici protesteranno “col governo per cambiare i protocolli di cura per la tutela della salute pubblica”. (Continua a leggere dopo la foto)

È una contestazione aperta contro le nuove linee guida licenziate il 26 aprile dal governo. “L’obiettivo della nostra manifestazione – spiega Grimaldi alla Bussola illustrando le caratteristiche dell’evento – è quello di ottenere delle risposte da Speranza. Anzitutto: perché non ha coinvolto i medici che sono attivi sul campo della cura precoce covid nella revisione del protocollo? Le nuove linee guida, a conti fatti, sono rimaste sostanzialmente invariate mantenendo comunque il principio della vigile attesa con paracetamolo che si è rivelato del tutto inadeguato…”. (Continua a leggere dopo la foto)

Continua Grimaldi: “Si chiede sempre la presenza di studi randomizzati e trials clinici verificati, ma non mi risulta che esistano studi randomizzati che provino la bontà della strategia vigile attesa con paracetamolo. Eppure, si è imposta quella: come mai? Un’altra risposta che vogliamo da Speranza è capire perché sia mancato quel dialogo tra il sottosegretario Sileri e il ministro della Salute. Sileri aveva promosso il nostro incontro con l’Agenas, regolarmente avvenuto, poi è arrivata la doccia fredda”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Grimaldi: “È un evento storico: medici che protestano chiedendo al governo di essere lasciati liberi di curare. L’8 aprile il Parlamento aveva votato all’unanimità un ordine del giorno che impegnava il governo a far partecipare i medici del territorio alla revisione dei protocolli di cura. Perché Speranza non ne ha tenuto conto? Quello che la nostra manifestazione vuole far comprendere è che la politica deve favorire il lavoro dei medici non decidere le cure come invece sta avvenendo”.

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