“A pensar male è peccato ma spesso ci si indovina”, recita una vecchio proverbio popolare. E allora a pensare alla trovata di Fedez al Primo Maggio come un lancio col botto del suo nuovo prodotto che andrà in onda tra poco su Prime Video non è poi così sbagliato… Oppure pensare che con questa storia della difesa dei diritti degli omosessuali qualcuno ci guadagni pure… Non solo Fedez (in termini di ulteriore visibilità, like, follower, pubblico: insomma, il suo pane quotidiano), ma anche Alessandro Zan. Già, proprio lui, quello che ha prestato il cognome all’ormai noto e tanto discusso Ddl. Come infatti racconta un articolo dell’Espresso, a firma di Carlo Tecce e Antonio Fraschella, c’è anche lui nella lunga lista di politici col doppio incarico e qualche conflitto d’interesse da chiarire. E indovinate un po’ cosa fa Zan? (Continua a leggere dopo la foto)
Non c’è soltanto – come era prevedibile – Matteo Renzi nell’elenco, in verità molto lungo, degli onorevoli che nonostante gli impegni in Parlamento non hanno perso occasione per collezionare altri incarichi e, ovviamente, altri stipendi. Mentre l’ex Rottamatore è fresco di inaugurazione della Ma.Re., società di consulenze che porta il suo nome, ecco comparire su L’Espresso la lista di tutti i parlamentari, ben 196, che nel corso della legislatura “hanno avviato imprese o assunto cariche in consigli di amministrazione. O, semplicemente, non hanno mai sospeso i loro affari”. E c’è anche Alessandro Zan. (Continua a leggere dopo la foto)
Regole precise in merito, d’altronde, in Italia non ce ne sono. “Conflitto di interesse” resta espressione sgradevole, da evitare se possibile, con tanto di retromarcia del M5s, che prometteva guerra alla casta prima di trasformarsi in docile animaletto da salotto. Alessandro Zan, come si legge nell’articolo, “è azionista di maggioranza col 52 per cento e amministratore unico di Be proud srl, la società a responsabilità limitata che organizza concerti, spettacoli e dibattiti nei tre mesi del Pride Village alla fiera di Padova. Be proud fu aperta nella primavera del 2015 alla vigilia dell’ottava edizione, mentre Zan, già assessore comunale di Padova, era deputato di Sel di Nichi Vendola”. (Continua a leggere dopo la foto)
“La Be proud è una società di scopo che gestisce solo il Pride Village a Padova. Io non ho alcun compenso e”, precisa il deputato del Pd, “non c’è alcun ritorno economico. Tutto quello che incassa lo reinveste e quindi non fa alcun tipo di utile. La società è nata perché l’Arcigay non poteva seguire la gestione del Village per motivi fiscali”. Be proud ha impiegato 23 persone e ha dichiarato ricavi per 1,049 milioni di euro nel 2019 e si tratta, soprattutto, dei biglietti d’ingresso. Non riceve contributi pubblici, ma il comune di Padova finanzia alcune associazioni e alcuni appuntamenti del cartellone del Village. (Continua a leggere dopo la foto)
“La società Bithouseweb si occupa di comunicazione per il Pride Village da sempre e ha una quota del 24 per cento in Be proud. A differenza di Be proud, Bithousweb non lavora soltanto per il Pride Village e i suoi amministratori sono ben retribuiti. Zan non guadagna un euro dal Pride Village e assicura che si è intestato la società per generosità: di fatto, però, i conti e le scelte del Pride Village, un potere, dipendono completamente da Be proud di cui Zan è proprietario e amministratore e dai suoi soci di Bithousweb”.
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