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Stipendi minimi, mobbing, umiliazioni: insorgono i collaboratori dei parlamentari

Pubblicato il 21/12/2021 10:14

Una lettera per denunciare lo stato in cui si trovano gli assistenti dei parlamentari italiani, costretti a subire abusi e soprusi dai cosiddetti onorevoli, i primi a non rispettare la legge quando sono chiamati a farlo. A firmarla, il presidente dell’associazione dei collaboratori José De Falco, che alle pagine del Tempo ha descritto una situazione ormai diventata insostenibile, a partire dalle “speculazioni aritmetiche relative alle retribuzioni medie dei collaboratori parlamentari completamente avulse dalla realtà. Circostanza tanto più grave poiché proprio i Questori hanno accesso ai dati per relazionare su numero, tipologie contrattuali e retribuzione media dei collaboratori. L’operazione verità è nelle loro mani, potrebbero darvi corso in poche ore, ma scelgono di non farlo”.

“Della reale condizione dei collaboratori al Senato, evidentemente, nulla si deve sapere, perché nulla si vuole cambiare – ha sottolineato De Falco – L’anomalia europea di un Parlamento che non prevede budget dedicato ai collaboratori, non li riconosce professionalmente e appalta tutto al far west della negoziazione personale parlamentare collaboratore deve essere taciuta e nascosta. Nonostante i ciclici scandali e nonostante la riduzione del numero dei parlamentari sia la condizione ideale per ripensare e potenziare le prerogative dei singoli deputati e senatori. Quel che manca, in effetti, è un po’ di coraggio e amore per la trasparenza. Anche da parte di chi è entrato in Parlamento facendosene alfiere, ed oggi è totalmente dimentico e rifiuta, a differenza della Presidenza, perfino di incontrare i rappresentanti dei collaboratori”.

De Falco ha ringraziato i pochi senatori che si sono attivati a tutela dei diritti dei collaboratori dei parlamentari, a partire dal fondatore e leader di Italexit Gianluigi Paragone, che ha depositato un ordine del giorno in merito e si è più volte schierato in maniera netta in questa battaglia. Come riepilogato da Il Tempo, sono d’altronde ben 80 gli assistenti di onorevoli che, nel corso di questa legislatura, hanno denunciato irregolarità. Con casi ai limiti dell’assurdo: parlamentari donne che inviano i loro collaboratori, teoricamente pagati per fornire supporto nell’attività legislativa, a comprare gli assorbenti. Altri che spediscono i loro assistenti a fare la spesa, per poi farsela recapitare direttamente a domicilio, in un crescendo di umiliazioni di ogni sorta.

Nella maggior parte dei casi, purtroppo, i collaboratori hanno contratti precari, che possono essere interrotti in qualsiasi momento. E per questo subiscono, fino a quando non arrivano a esplodere. A quel punto scatta la citazione in giudizio, che porta a un’intesa tra assistenti e onorevoli: si arriva a un accordo conciliativo, che però prevede solitamente anche forti clausole di riservatezza. Il nostro Paese rappresenta tra l’altro un’anomalia rispetto al resto d’Europa, non prevedendo un importo specifico destinato alla retribuzione di questa categoria di lavoratori. Il risultato è una terra di nessuno dove i diritti non esistono e gli abusi sono ormai all’ordine del giorno.

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