L’Unione Europea ha eletto la farina di grilli a cibo del futuro, lanciando ripetuti segnali alle aziende e ai consumatori e iniziando una vera e propria guerra, combattuta a suon di etichette punitive, nei confronti di tanti prodotti dell’alimentazione tradizionale. Comprese le eccellenze del made in Italy, dai formaggi ai vini, che si trovano a doversi difendere da attacchi sempre più diretti. E così anche nel nostro Paese, alcune realtà hanno iniziato ad adeguarsi ai tempi che corrono, nonostante le rimostranze di tanti utenti che non mancano di sottolineare in rete la loro contrarietà di fronte al nuovo “Green food”. Ecco allora che in questi giorni è arrivato l’annuncio della nascita della prima startup del Bel Paese specializzata nella produzione di alimenti basati sulla farina di insetti: si chiama Small Giants ed è stata fondata da Francesco Majno ed Edoardo Imparato, che hanno raccontato al Corriere della Sera il perché della loro iniziativa. (Continua a leggere dopo la foto)
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“L’illuminazione ci era venuta leggendo un report della Fao – ha raccontato Majno – che metteva nero su bianco i numeri dell’impatto ambientale degli allevamenti e la straordinaria alternativa alimentare data dagli insetti. Con il cambiamento climatico, una popolazione mondiale in costante crescita e l’industria della carne che è tra le principali cause di emissione di gas serra nell’atmosfera, guardare a nuove fonti alimentari ci è sembrato urgentissimo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Come spiegato dai fondatori della startup, i grilli che compongono la farina degli snack Small Giants arrivano dal Vietnam, da allevamenti indoor controllati, e hanno un ciclo di vita che dura dalle quattro alle sei settimane. A quel punto “attraverso un graduale abbassamento della temperatura, gli insetti arrivano a uno stato simile all’ibernazione e di seguito muoiono senza percepire dolore”. L’ultimo passaggio è nel forno a microonde, che riduce gli insetti in polvere. (Continua a leggere dopo la foto)
Imparato e Majno hanno lanciato i loro prodotti sul mercato inglese grazie a 600.000 euro di investimento raccolti tra il 2020 e il 2021 e ora sono tornati in Italia. Come spiegato dal Corriere, “sono già state individuate le aziende alimentari italiane che produrranno i cracker e altri prodotti con la ricetta che i due hanno creato a stretto rapporto con un tecnologo alimentare”. I due si dicono convinti che l’Italia sia pronta a questo passo, “anche se ovviamente l’argomento polarizza molto il dibattito”.
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