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Speranza nei guai: la chat tra Brusaferro e Ranieri Guerra che incastra il ministro

Pubblicato il 12/04/2021 09:14

E adesso il ministro Speranza finisce davvero nei guai per il caso del documento fatto sparire dall’Oms in 24 ore e che si intreccia con la gestione italiana della pandemia. I pm di Bergamo stanno (ri)costruendo tutta la vicenda grazie a carte, documenti e testimonianze. E chat, soprattutto, che Massimo Giletti a “Non è l’arena” su La7 ha mandato in onda nella puntata dell’11 aprile. Il contenuto dei messaggi è bollente, e ora la procura punta sul ministro. Risulta, infatti, che gli uomini del ministero fecero pressioni per ritirare il documento e concordarne uno ad hoc per salvare il governo, il ministro e la reputazione dei diretti interessati. I messaggi scambiati tra Ranieri Guerra, vicedirettore vicario dell’Oms, e Silvio Brusaferro, ex capo dell’Iss oggi membro del Cts, sono incredibili. Parlano dello “scemo di Venezia”, ossia Francesco Zambon, “colpevole” di aver redatto l’ormai noto report sulla gestione del coronavirus in Italia per conto dell’Oms che avrebbe messo in grave imbarazzo il governo Conte 2 e il ministro della Salute Roberto Speranza. Ranieri Guerra si sarebbe dunque subito adoperato per far rimuovere il report e “censurare” il caso, come lui stesso conferma a Brusaferro, e per questo ora è sotto indagine. Poi arriva la bomba politica. (Continua a leggere dopo la foto)

Nei messaggi di Ranieri Guerra a Brusaferro si legge: “Ho mandato scuse profuse al ministro, alla fine sono andato su Tedros (il capo dell’Oms, ndr) e fatto ritirare il documento. Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste”. In un altro passaggio, sempre Ranieri Guerra scrive: “Dovremmo anche vedere cosa fare coi miei scemi di Venezia. Come sai ho fatto ritirare quel maledetto rapporto”. Risponde allora Brusaferro: “Sul testo dell’Oms sono anche d’accordo di rivederlo assieme”. E ancora: “Vedo Zaccardi alle 19. Vuoi che inizia a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d’accorso sul come?”, chiede Guerra a Brusaferro. “Certo, va bene”, risponde Brusaferro. Chi è il Zaccardi di cui parlano? E qui vengono i guai. (Continua a leggere dopo la foto)

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Si tratta di Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministro della Salute Speranza. Il coinvolgimento delle istituzioni, dunque, arriva fino al Ministero, come conferma poi Guerra: “CDG (capo di gabinetto, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla (il report, ndr). Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo insieme”. Stando così le cose, emerge che: o Zaccardi ha agito “privatamente”, tenendo all’oscuro di tutto Speranza, e in quel caso il ministro dovrebbe farlo dimettere, oppure Speranza era a conoscenza della situazione e allora sarebbe lui a doversi dimettere. Cosa che ora stanno chiedendo a gran voce da più parti. Un chiarimento immediato del ministro sarebbe un atto quanto meno necessario e scontato. (Continua a leggere dopo la foto)

Leggendo i capi di accusa dei pm bergamaschi nei confronti di Ranieri Guerra balzano agli occhi alcuni aspetti che mettono in imbarazzo il ministro della Salute. “Un meccanismo per oscurare la verità”, denuncia la trasmissione Report, che nella puntata di oggi, lunedì 12 aprile, prosegue sul filone di “Non è l’arena” e annuncia altre mail bollenti. Come scrive Il Giornale, “stando alle parole captate nella chat con Brusaferro, Speranza e il suo capo di gabinetto Goffredo Zaccardi avevano visto Guerra per concordare una nuova shared compilation, una versione di comodo. Non più un report indipendente. L’Oms sapeva ma non ha fatto nulla. E perché? Perché, come ammette Guerra, quel report inchiodava sia l’Italia sia l’Oms”. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo la Procura di Bergamo, Guerra, che era stato anche direttore della Prevenzione proprio al Ministero della Salute (quindi competente sull’aggiornamento dei piani pandemici), si sarebbe speso per far rimuovere quel report. Lui ha smentito, durante un interrogatorio, ma le chat telefoniche acquisite dai pm, e altri documenti, andrebbero in direzione opposta. E adesso la Procura di Bergamo attende chiarimenti dall’Oms, che potrebbe però opporre l’immunità diplomatica.

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