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“Devono tornare al lavoro”. La vittoria di 34 prof no vax: il giudice gli dà ragione e manda un ceffone a Speranza

Pubblicato il 20/05/2022 10:45

Possono finalmente tirare un sospiro di sollievo e gridare vittoria. E con loro tanti altri colleghi, da nord a sud che ora sperano che questa interpretazione giuridica possa fungere da spartiacque, dando ragione a chi ha rifiutato il vaccino. 34 prof trevigiani, sospesi lo scorso gennaio per non essere in regola con il decreto legge del 15 dicembre, che imponeva l’obbligo vaccinale per il personale scolastico, hanno vinto il ricorso. Lo scorso 10 maggio, il giudice del lavoro del Tribunale di Treviso ha dato ragione ai legali dei docenti, affermando in una sentenza che “le domande dei ricorrenti… devono ritenersi soddisfatte dal legislatore prima ancora che in sede giudiziale”. Ossia? (Continua a leggere dopo la foto)

In termini giuridici “cessazione della materia del contendere”. Come spiega il Corriere, “gli insegnanti possono rientrare nelle loro aule, le loro richieste sono già state soddisfatte dall’ultimo decreto governativo. Il mondo no vax ha festeggiato la sentenza come una vittoria, prendendo la decisione come ulteriore prova dell’illegittimità dell’obbligo vaccinale”. Mauro Sandri, avvocato difensore dei prof, ha spiegato: “Questa sentenza è importante per i valori che comporta, stabilendo che discriminare nell’ambiente scolastico chi non si vaccina non è legittimo. Il tribunale ha stabilito che fin dall’inizio c’era un modo più sicuro del vaccino per garantire la salute negli istituti scolastici: il tampone. Resta comunque una sentenza monca, vogliamo che sia riconosciuto il reato di discriminazione”. (Continua a leggere dopo la foto)

A fare chiarezza sulla natura della sentenza è stato proprio il giudice del lavoro Massimo Galli che l’ha emessa: “Non sussistendo più l’obbligo è venuto meno l’interesse della contestazione e la causa deve essere definita per effetto dell’ultimo decreto ministeriale, che ha valore retroattivo. Questa categoria di lavoratori può quindi esercitare normalmente”. La questione più spinosa resta però quella del risarcimento ai prof che sono rimasti senza stipendio nel loro periodo di sospensione. (Continua a leggere dopo la foto)

L’avvocato Sandri ha argomentato che i suoi assistiti hanno diritto al rimborso delle mensilità arretrate, spiegando che con il nuovo decreto lo stato avrebbe riconosciuto “confessoriamente” che dal principio non era necessario lasciare a casa il personale non vaccinato. “Gli arretrati sono stati implicitamente riconosciuti dal giudice. Chiederemo anche 15 mila euro di danni morali — spiega l’avvocato Sandri — Se l’errore del governo è stato di natura scientifica, allora lo stato deve pagare tutti i danni. Anche se temo che si andrà in appello”.

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