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Riecco il Mes: la nuova strategia dell’Europa per fregare (ancora) l’Italia

Pubblicato il 07/05/2022 12:50

“Ancora tu, ma non dovevamo rivederci più?”. Ricordate questa canzone di Battisti? Ebbene, sembra perfetta per questo “grande” ritorno del Mes. Mentre in Ue gli Stati membri mostrano sempre più profonde divisioni sul mettere a punto il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, si manifesta invece unità nel definire il sentiero che i Paesi più indebitati dovranno seguire per attuare una politica di bilancio espansiva. Come spiega La Verità, “non si accede più al mercato finanziario ma ci si lascia intermediare dalla Commissione con cui ci si indebita a condizioni definite ‘favorevoli'”. In prima fila ci sono i fondi del Next Generation Eu ancora disponibili, ma anche lì ci sono una serie di fregature: “I circa 340 miliardi di sussidi (a prezzi correnti) sono stati già tutti impegnati, ma i prestiti sono stati praticamente snobbati durante i mesi in cui si poteva indebitare a tassi negativi senza i buoni uffici della Commissione. Quei 200 miliardi sono la parte residua dei 360 miliardi di prestiti resi disponibili dal Ngeu e utilizzati dagli Stati per solo 170 miliardi, con l’Italia che, con i suoi 123 miliardi, ha già attinto a tutta la quota a sua disposizione (6,8% del Pil), assorbendo la gran parte del totale erogato”. (Continua a leggere dopo la foto)

Questo cosa comporta? “Significa che attingere a quei fondi richiede la presentazione di un nuovo Pnrr che segua tutta la trafila di approvazione già sperimentata tra gennaio e luglio 2021. Ci vuole tempo. Inoltre non è affatto detto che le nuove esigenze di spesa connesse con la crisi Ucraina siano compatibili con i requisiti stringenti previsti dal Ngeu per le spese ammissibili. In altre parole, se serve indebitarsi per dare sostegni al reddito di imprese e famiglie falcidiato dai costi energetici, il Ngeu (con le sue attuali norme) non appare lo strumento più idoneo. Così come non appare idoneo a sostenere la costruzione, ad esempio, di rigassificatori, poiché il gas resta un combustibile di fonte fossile. Tutto il contrario delle fonti rinnovabili finanziate dal Ngeu”. Infine, c’è sempre il tema della convenienza. E a noi non coviene. (Continua a leggere dopo la foto)

“Allora ecco che si ripropone il Mes”, come i peperoni. “Eterno convitato di pietra tirato in ballo in modo molto autorevole proprio giovedì dal quotidiano tedesco Handelsblatt che, con una sospetta sincronia, ha riferito di un documento di lavoro redatto dagli economisti del Mes…, che pare goda già del sostegno del direttore generale Klaus Regling. Si propone uno «scudo contro il debito» a favore di Paesi piccoli (Grecia, Portogallo) ed anche grandi (Francia, Spagna e «soprattutto» l’Italia) per consentire loro di sostenere il peso del maggior debito accumulato per la pandemia, a cui si aggiungeranno le misure per fronteggiare la recessione ormai in atto a causa della guerra in Ucraina e la necessità di sostenere anche gli ingenti investimenti richiesti dalla transizione ecologica”. (Continua a leggere dopo la foto)

Allora ecco che si renderebbe disponibile – “senza grandi condizioni” – un prestito fino al 4% del Pil di ciascun Paese, pari a un plafond di 250 miliardi destinato a sostenere Stati membri “non responsabili di una crisi”. Conclude amaramente e in modo lungimirante La Verità: “Lo chiamano Recovery fund, ma è il Mes che sta scaldando i motori”.

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