Una lunghissima fila, addirittura di chilometri e chilometri, di camion fermi, bloccati dalle proteste che hanno animato il porto di Ravenna. Come successo a Trieste e Genova, in queste ore in cui l’Italia è scesa in strada per ribellarsi alle imposizioni del governo Draghi, arrivato addirittura a impedire il diritto al lavoro ai cittadini non in possesso del Green pass. La conferma di una forte partecipazione alle iniziative di protesta, nonostante i goffi tentativi di certa stampa, serva, di sottostimare il numero di manifestanti.
A dare il via alle proteste è stato il gruppo Portuali Ravenna Liberi, che nelle prime ore del mattino si è radunato nei piazzali tra i varchi Eurodocks e Docks Cereali. Come in altre città, però, alla folla si sono poi uniti anche semplici cittadini, alcuni provenienti anche da altre Regioni, dando vita a una marea umana sempre più grande. Con la conseguenza di bloccare completamente l’attività del porto, paralizzato di fronte all’enorme corteo di protesta che nel frattempo aveva iniziato a muoversi, senza ricorrere ad alcuna violenza.
Il presidio è stato indetto “in risposta all’azione di Trieste. Contro il vergognoso e anticostituzionale certificato verde, anche il porto di Ravenna vuole essere fulcro di attività di resistenza alla deriva antidemocratica in cui si trova il Paese”. Un tale successo di partecipazione da spingere le forze dell’ordine, nel pomeriggio, a intervenire per cercare di sgomberare i manifestanti, quando ormai la fila di camion era cresciuta a dismisura.
Un copione identico, dunque, da ogni parte d’Italia: scioperi che hanno richiamato migliaia di persone e spinto il Viminale a inviare gli agenti in tenuta antisommossa. A Trieste si è fatto addirittura ricorso agli idranti, contro manifestanti pacifici seduti a terra e armati soltanto di striscioni e megafoni. La rabbia degli italiani di fronte alle ingiustizie del governo, però, non si ferma.
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