Siamo alle solite: utilizzare una buona causa per mascherare altri interessi. E parliamo ancora di intelligenza artificiale, privacy e dati personali. Cosa è successo stavolta? Partiamo dalla buona causa: impedire ai minori di accedere a determinati videogiochi, considerati violenti, pericolosi e non adatti alla loro età. Una piaga, questa, che va certamente arginata. Presunta soluzione del problema? Ovviamente l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Cosa farebbe l’IA? Negli Stati Uniti è in arrivo un nuovo sistema di riconoscimento facciale per limitare l’età di accesso ai videogame. La tecnologia, chiamata Privacy-Protective Facial Age Estimation, sostanzialmente determina da un selfie l’età dell’utente, in questo modo dà l’ok all’accesso a quel videogame oppure no. Bene, analizziamo ora, però, le criticità. (Continua a leggere dopo la foto)
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Dicevamo che questa operazione si regge su un elemento fondamentale: il ragazzino di turno deve caricare un selfie che l’algoritmo scandaglierà. Da una parte si deve assicurare che si tratti del volto di una persona reale (e non di un falso, magari prodotto proprio con l’intelligenza artificiale) dall’altra deve fornire una stima dell’età. Se tutto è ok, l’utente può accedere al gioco. Ma una volta caricate, tutte queste foto di minorenni che fine fanno? Le aziende interessate alla Privacy-Protective Facial Age Estimation promettono che una volta avuto l’ok dall’algoritmo le foto verranno eliminate. È una promessa. Ma siamo certi che poi sarà davvero così? O quei volti verranno utilizzati per altro? Al momento, spiega Il Messaggero, il sistema è in fase di sperimentazione. Il tasso di errore è dell’1,5% per le donne e dello 0,7% per gli uomini nella fascia d’età 25-35. (Continua a leggere dopo la foto)
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Privacy-Protective Facial Age Estimation, limiti e rischi
Siamo dunque alla sicurezza biometrica, con il riconoscimento facciale che verifica l’identità e l’età degli utenti per avallare o negare l’accesso ad alcune cose. Se il principio di negare ai minorenni alcuni contenuti è sacrosanto, c’è però da chiedersi anche come conciliare la Privacy-Protective Facial Age Estimation con la questione privacy, sulla quale sono già intervenuti esperti e associazioni di categoria americane, preoccupati dal fatto che le aziende che stanno sviluppando l’algoritmo possano creare (ed avere accesso) ad un database fotografico dei minori “catturati” dall’app. Al di là dell’intelligenza artificiale, una volta c’era l’educazione, i genitori che controllavano i propri figli e i figli che scendevano in strada a giocare, piuttosto che stare appiccicati giorno e notte agli smartphone.
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