“Siamo in una fase avanzata“, dice orgogliosamente Francesco Messina, direttore centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Di cosa sta parlando? Di “Giove“. Non del pianeta, certo, ma del primo “sistema di analisi automatizzata per l’ausilio alle attività di polizia”. L’Intelligenza Artificiale, dunque, entra in campo anche nelle indagini e nella giustizia. L’obiettivo è quello di far predire e prevenire a “Giove” i reati di maggiore allarme sociale, dalle molestie sessuali fino ai furti passando per rapine e raggiri ad anziani e fragili. Poi, man mano che verrà rodato e allenato, il suo utilizzo verrà esteso anche in ambiti più complessi, fino ad arrivare al terrorismo. Da una parte è tutto molto bello, certo, perché questo sistema dovrebbe garantire una maggiore sicurezza ai cittadini; dall’altra, però, ci proietta in un mondo dai confini ancora più incerti, con la nostra privacy messa ancora più sotto scacco. Ma come funzionerà nella pratica? (Continua a leggere dopo la foto)
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“Giove – spiega lo stesso direttore dell’Anticrimine della Polizia – perfeziona e amplia esperienze che abbiamo già avuto a livello sperimentale. In pratica, connettendosi con le banche dati, abbatte i tempi dell’accertamento degli elementi che noi usiamo a fini investigativi”. Utilizza meccanismi di analisi che indicano come possono verificarsi determinati fenomeni senza introdurre elementi fuori controllo. Il sistema – spiega Il Sole 24 Ore – si avvale di un set di domande da porre alla vittima in fase di denuncia, la possibilità di inserire file multimediali audio e video (che non consentono direttamente l’individuazione di sistemi coinvolti) e molto altro. Giove, dunque, è in grado di agire in due sensi: prevenzione e repressione. Ma come fa? (Continua a leggere dopo la foto)
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“Quello che cerchiamo di fare grazie all’intelligenza artificiale – spiega ancora Messina – è raccogliere tutti gli elementi che caratterizzano il modus operandi di un gruppo o di un singolo criminale, che sia ad esempio responsabile di svariati furti, per essere presenti, in un determinato momento, con una macchina della squadra mobile della Polizia o in borghese. Una volta che ho sottoposto la banda o il singolo all’autorità giudiziaria, ho abbassato del tutto i furti”. Il passaggio necessario alla completa attuazione di Giove – che non avverrà prima di un anno – sarà comunque il via libera del Garante per la privacy. Perché in effetti dei rischi ci sono. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Giove”, l’intelligenza artificiale al servizio della Polizia
Spiega in conclusione Messina quali sono questi rischi di Giove: “Ad esempio succede che la macchina, con il sistema Sani (Sistema automatico di riconoscimento immagini) individua una somiglianza fotografica con un determinato soggetto: a quel punto io non mi attengo solo alle sue elaborazioni, ma faccio intervenire il tecnico di polizia scientifica che fa il suo lavoro come prima. Nel nostro sistema vi è quindi una doppia sorveglianza: non solo l’etica del programmatore, ma anche la valutazione dell’operato della macchina da parte dell’uomo, E in questo caso rischi ce ne sono pochissimi”. Non ci sarà che da aspettare per vedere questa intelligenza artificiale in divisa.
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