Yevgeny Prigozhin è davvero morto nell’incidente aereo del 23 agosto, quando il mezzo sul quale viaggiava si è schiantato nelle campagne vicino Mosca? Un decesso del quale, in realtà, la stampa ha iniziato a dubitare fin da subito, abituata ai colpi di scena e alle intricate trame che caratterizzano la vita politica russa. Con la parola fine che sembrava arrivata dopo il test del Dna, che ha confermato l’identità delle vittime, tra le quali proprio il capo della milizia Wagner. Perché, allora, c’è chi avanza ancora sospetti? Come spiegato dal Tempo, alcuni indizi degli ultimi giorni sembrano aver sollevato ulteriori interrogativi. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo la testata, infatti, “si sono moltiplicati i sosia di Prigozhin avvistati a Mosca negli ultimi giorni trascorsi dal capo di Wagner in Africa“. Non solo: “Riecheggiano anche rivelazioni inquietanti sugli aerei scomparsi del gruppo mercenario, nonché video profetici pubblicati postumi sui canali Telegram vicini alla famiglia e criptiche poesie che alludono, sulla tomba di Prigozhin, al dubbio se sia vivo o morto”. (Continua a leggere dopo la foto)
Alcuni testimoni avrebbero visto Prigozhin intento a “lavorare in Africa, circondato dalle sue guardie del corpo nelle stesse ore e lo stesso giorno in cui era dato al Cremlino da Putin, come se a Mosca fosse andato un suo alias”. Già in passato, d’altronde, alcune testate russe avevano parlato dei sosia con i quali il capo della Wagner era solito scambiarsi, per evitare possibili trappole a suo danno. (Continua a leggere dopo la foto)
Su Telegram sono apparsi alcuni filmati che sembrano mostrare Prigozhin ancora in Africa, in auto, anche se l’attendibilità delle clip è tutta da dimostrare. Un giallo, in ogni caso , che non sembra essere ancora del tutto risolto. E che, col passare dei giorni, sembra mettere Mosca particolarmente in imbarazzo.