Da mesi e mesi, ormai, gli analisti di tutto il mondo puntano il dito contro le politiche portate avanti dalla Banca Centrale Europea, sottolineando il rischio di pesanti conseguenze per le famiglie (soprattutto quelle più in difficoltà) del Vecchio Continente. Dubbi e timori che sono stati avanzati con ancor più forza dall’Economist, prestigioso settimanale di informazione britannico che si è lanciato in un durissimo attacco contro l’istituto e la sua presidente Christine Lagarde. Quest’ultima aveva da poco ribadito la volontà di ridurre a tutti i costi l’inflazione e fissare i tassi di interesse a “livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a conseguire un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo l’Economist, dunque, la Bce avrebbe dunque optato “di gran lunga”per un atterraggio duro, caratterizzato da sofferenza economica”. Una linea che rischia “di far precipitare l’aereo. L’inflazione della zona euro si sta dimostrando ostinata come quella americana. In Europa, l’aumento dei prezzi è stato innescato dall’aumento dei costi dell’energia; in America, è stato più guidato dalla domanda. Ma in entrambi i luoghi l’inflazione ha seguito un percorso simile, con l’Europa leggermente in ritardo”. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Ora si tratta di capire se l’inflazione di fondo, che esclude la volatilità dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, si avvicinerà. Finora è rimasta ostinatamente alta – ha proseguito l’Economist nella sua analisi – Ciò è dovuto in parte al fatto che l’Europa, come l’America, è riuscita finora a evitare la recessione”. Nel continente, però, si è ormai diffusa “la tristezza: l’economia globale si sta indebolendo e i libri degli ordini sono pieni di pagine bianche. Anche il sostegno statale alle famiglie si sta esaurendo. I prezzi dell’energia al dettaglio rimangono alti, i redditi reali devono ancora riprendersi”. (Continua a leggere dopo la foto)
La politica monetaria della Bce, in tutto questo, avrà il suo massimo impatto “nella seconda metà del 2023”. Ma porterà a un “atterraggio duro”, con l’obiettivo dell’inflazione al 2% sempre lontano: “Due forze stanno spingendo i prezzi in direzioni diverse. Una è la situazione del mercato del lavoro. La disoccupazione rimane ai minimi storici”. L’altra è invece “l’indebolimento della domanda di beni e servizi. Quale di queste due forze avrà la meglio? Al momento, la risposta sembra essere la debolezza della domanda, che si è estesa anche al settore dei servizi. Ciò suggerisce che l’inflazione della zona euro potrebbe scendere in tempi relativamente brevi. Ma la Bce non sembra convinta e sembra pronta a portare il suo tasso principale al 4,5% dal 4,25%”.