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Ponte Morandi, 5 anni dopo “ecco gli indagati”. Ma (ovviamente) nessuna traccia dei “pesci grossi”. Cosa succede

Pubblicato il 14/08/2023 17:25 - Aggiornato il 14/08/2023 18:52

Gli anniversari durano lo spazio di un giorno, mentre il resto del tempo la memoria pare rimossa: funziona così, in Italia. Ma chi certamente non può dimenticare sono i parenti delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi a Genova, che avvenne precisamente il 14 agosto di cinque anni fa. Parenti e amici delle vittime che attendono giustizia sin da quel 2018, così come anche gli oltre 500 genovesi che vennero sfollati e allontanati per lungo tempo dalle proprie abitazioni a ridosso del luogo della tragedia. Proprio oggi, è giunto anche il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che oltre a richiamare la necessità di una periodica manutenzione, ha dichiarato: “Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale”. I primi responsabili, evidentemente, vanno individuati nei top manager di Autostrade per l’Italia, come vedremo, oltre che nella famiglia Benetton, gli ex gestori della rete autostradale nazionale che sono pure usciti di scena con una ricca buonuscita, che va dai 7 agli 8 miliardi di euro, ed è dunque tale da comprendere i costi di danni e le eventuali cause risarcitorie legate al crollo del ponte. (Continua a leggere dopo la foto)
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Extraprofitti e (mancata) manutenzione

Per la precisione, l’88% di Autostrade per l’Italia è stato ceduto da Atlantia a Cassa Depositi e Prestiti, in cordata con i fondi Blackstone e Macquarie, realizzando così il cambio di proprietà. Frattanto, a Roma prosegue l’inchiesta sulle cosiddette “cause remote” di questa tragedia e dunque sugli extraprofitti incassati dagli imprenditori trevigiani con la cessione di Autostrade per l’Italia: profitti “forse, illecitamente incassati”, leggiamo su La Verità. Infatti, secondo la Guardia di Finanza, nelle casse di Edizione, holding del gruppo Benetton, sono affluiti divedendi da nababbi dal 2010 al 2018, due miliardi e 49 milioni di euro, ma il dato sospetto sono i 640 milioni relativi al 2018, l’anno del disastro del ponte. Extraprofitti, scarsi investimenti, poca manutenzione e automobilisti “spennati”, potremmo anche dire con brutale sintesi. L’inchiesta capitolina, dunque, è stata avviata ricostruendo una serie di passaggi: nel 2002 il management ha ottenuto dallo Stato italiano, per cui tecnicamente operava in concessione, la possibilità di alzare le tariffe per i pedaggi in cambio di promesse per opere per ben 4,7 miliardi di euro. Infrastrutture mai realizzate, quantunque Autostrade per l’Italia abbia poi, negli anni successivi, accresciuto gli utili del 300% (tre volte più del limite imposto dall’Unione europea, peraltro). La Gronda di Ponente di Genova, ad esempio, è la bretella da tempo invocata, che avrebbe certamente alleggerito il traffico sopra il ponte, e che doveva essere realizzata proprio in seguito a tali impegni. Ecco dunque che, al momento, risultano indagati Gian Maria Gros Pietro, Fabio Cerchiai e Giuliano Mari, tutti ex presidenti di Autostrade per l’Italia, e gli ex amministratori delegati Vito Alfonso Gamberale e Giovanni Castellucci. I veri beneficiari massimi degli extraprofitti, naturalmente, sono proprio i Benetton, che al momento non risultano indagati in questo filone dell’inchiesta, mentre Giovanni Castellucci, come si ricorderà, è il principale imputato nel processo genovese per omicidio colposo plurimo, omicidio stradale e crollo doloso. (Continua a leggere dopo la foto)
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“I Benetton sapevano”

Nel corso dell’udienza del 27 febbraio 2023 è emerso che l’azienda Isa Italstrade, esecutrice dei lavori di manutenzione agli stralli del pilone 11 nel lontano 1991, avesse constatato il grave stato di degrado del calcestruzzo anche dei piloni 9 e 10, suggerendo la demolizione del ponte. A opporsi, proprio la società Autostrade per l’Italia, rea di una colpevolissima negligenza. Solo nel 2019 è stata avviata la demolizione delle sezioni residue del viadotto e il 3 agosto 2020 è stato inaugurato in sostituzione del viadotto polcevera un nuovo ponte costruito, su disegno dell’architetto Renzo Piano. Per quanto attiene, invece, ai lavori di riqualificazione di tutta l’area e del parco che era stato previsto in ricordo delle vittime, il sottosegretario ai Trasporti, Edoardo Rixi, ha sorprendentemente dichiarato: “Nessuno dal Comune di Genova mi ha chiesto dei 53 milioni di euro per il Parco del Ponte”. In una lettera Giovanna Donato, moglie di una delle vittime del crollo, Andrea Cerulli, punta il dito ancora contro i Benetton: “Ai Benetton non è stata revocata la concessione, ma il loro pacchetto azionario è stato profumatamente acquistato dal Governo Draghi.

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