Abbiamo imparato a conoscere bene Silvio Brusaferro durante i giorni della pandemia dilagante e delle restrizioni, con bollettini scanditi dai telegiornali a ogni edizione, come in guerra. Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità (Iss) e membro di quel Comitato tecnico-scientifico che ha affiancato negli ultimi mesi il ministro della Salute Roberto Speranza, aiutandolo a prendere decisioni durante i momenti più difficili dell’emergenza. Proprio Brusaferro, però, in queste ore sembra aver tracciato una linea netta con il passato, sottolineando come la parte più delicata della crisi sanitaria sia ormai alle spalle. Non resta, dunque, che chiedersi: ma allora a cosa serve il Green pass?
Proprio nelle ore in cui l’Italia era segnata dalle proteste, da Nord a Sud, di chi ha deciso di ribellarsi alle imposizioni di un governo che rende ormai impossibile anche lavorare senza il prezioso certificato virtuale, Brusaferro lanciava così messaggi all’insegna dell’ottimismo: “Il nostro Paese è in lento ma progressivo miglioramento e ha un’incidenza tra le più contenute d’Europa”. Sul fronte Covid, insomma, le cose stanno andando particolarmente bene. Ma Draghi e i suoi ministri insistono sulla necessità di imporre con la forza il vaccino a tutti, a costo di calpestare diritti sanciti in maniera chiara dalla Costituzione.
Brusaferro ha sottolineato come “siamo in una fase di decrescita dei casi, per tutte le fasce d’età”, evidenziando come ormai l’età media di chi rimane contagiato è di 40 anni, quella di chi è costretto a ricorrere alla terapia intensiva di 61 e, infine, a perdere la vita a causa del virus sono persone nella fascia intorno agli 81 anni. Dati incoraggianti, che dovrebbero far pensare a un imminente allentamento delle misure. Qualcuno si è evidentemente scordato di spiegare al presidente dell’Iss che proprio in questi giorni, invece, il governo ha deciso di ricorrere al pugno di ferro.
Senza volerlo, Busaferro ha così messo in luce la follia della linea portata avanti da Draghi e dai suoi fedelissimi: la fase più dura delle pandemia è alle spalle e l’Italia decide, invece di aiutare le famiglie a tornare alla normalità, di imporre scelte severissime, con tanto di obbligo vaccinale mascherato da certificato virtuale. Senza quello, addio lavoro, addio viaggi, addio pranzi e cene in un qualsiasi locale. Scelte talmente scriteriate che in tutta Europa le principali testate hanno sottolineato come il nostro Paese abbia adottato misure “durissime e senza precedenti”. Per fortuna, come testimoniato dalle tante manifestazioni di protesta, qualcuno trova ancora la forza di alzare la testa e ribellarsi.
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