Tensione ancora alta per l’emergenza migranti, di fronte alla quale l’Italia, al solito, si ritrova abbandonata al proprio destino dagli altri Paesi europei, prontissimi a voltare le spalle. Con il governo Meloni che, consapevole di non poter contare sull’aiuto di nessuno, ha deciso di rispondere con una stretta in due atti. La prima, già varata nelle scorse ore, servirà a tamponare la crisi in corso a Lampedusa, isola nel mirino degli sbarchi dalla Tunisia. Nel corso dei prossimi giorni, invece, arriverà un secondo atto, con nuove regole sui migranti minori non accompagnati ed espulsione per i clandestini “ad alta pericolosità sociale”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiegato dal Messaggero, le direttive che il governo si prepara ad attuare sono due. Da un lato il raddoppio dei Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), le strutture che ospitano temporaneamente i migranti irregolari finché le procedure di rimpatrio non sono espletate. Sono dieci, dovranno diventare venti, uno in ogni Regione. A costruire le strutture sarà la Difesa, che dovrà individuare “zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili”. Le prime strutture potrebbero arrivare entro due mesi. (Continua a leggere dopo la foto)

Saranno poi aumentati i tempi per il trattenimento: i migranti potranno restare fino a 18 mesi dentro i Cpr. Sarà un questore a disporlo, in attesa che un giudice provveda all’identificazione e all’eventuale procedura di rimpatrio. I nuovi termini non saranno invece applicati ai richiedenti asilo per cui varranno le regole già in essere: chi fa richiesta di protezione internazionale non rimarrà in un Cpr per più di dodici mesi. (Continua a leggere dopo la foto)

Altri due interventi in arrivo. Da un lato la revisione della normativa sui migranti minori non accompagnati, con misure quali controlli medici più rigidi per verificare l’effettiva età degli adolescenti che entrano illegalmente in Italia. Dall’altro, stretta sui tempi per rimpatriare gli irregolari, soprattutto quelli considerati violenti e pericolosi: per questo serviranno, però, collaborazioni più strette con i Paesi di partenza, tanto che il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione con gli ambasciatori dei Paesi africani da cui origina il grosso dei traffici illegali.