L’incremento di migranti che stanno sbarcando in queste settimane sulle coste italiane potrebbe essere soltanto un assaggio di quello che ci aspetta nei prossimi mesi. Questo il timore del sottosegretario Alfredo Mantovano e del Viminale, che hanno letto alcuni report arrivati di recente dall’intelligence italiana. Dossier che sono stati citati Youssef Hassan Holgado in un articolo per Domani e che stimano, entro il prossimo anno e mezzo, migrazioni interne al continente e verso l’Europa di enorme entità, fino “a due milioni di persone”. Un problema non da poco per il nostro Paese, che come sempre di fronte alle difficoltà viene abbandonato dall’Unione Europea e dagli altri Stati membri. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo gli analisti, il fenomeno coinvolgerebbe soprattutto l’area del Sahel, oggi infuocata dalla siccità alimentata dal cambiamento climatico e dai colpi di stato delle giunte militari che negli ultimi due anni hanno preso il potere in Burkina Faso, Mali e da ultimo in Niger. Uno scenario che, secondo Domani, “preoccupa ovviamente il ministro Matteo Piantedosi, titolare con Mantovano della delega all’immigrazione, e la premier Giorgia Meloni“. (Continua a leggere dopo la foto)
Palazzo Chigi sarebbe così al lavoro per correre ai ripari prima che esploda l’emergenza. E la strategia potrebbe essere, secondo Domani, chiedere l’aiuto di Bruxelles per stringere accordi anche con i paesi del Sahel, sulla scia di quelli già siglati con Tunisia e Libia. L’obiettivo del governo italiano è far entrare la prossima Commissione europea, che uscirà dalle urne delle elezioni del 2024, nel cuore dell’Africa, per portare investimenti e siglare nuove intese sui rimpatri. (Continua a leggere dopo la foto)
Non è detto, però, che gli accordi funzionino, come visto con il memorandum firmato a Tunisi. C’è anche il rischio che Bruxelles non voglia scendere a patti con le giunte militari golpiste. Inoltre, c’è il dubbio relativo all’atteggaimento di Russia e Francia: negli ultimi anni hanno avuto il controllo dell’area e non è chiaro come si comporterebbero di fronte a un mutamento degli equilibi geopolitici.