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“Lavoravo per i vip, oggi sono muratore”: l’assurda storia di Massimiliano, imprenditore rovinato dallo Stato

Pubblicato il 28/01/2022 12:50

Un’accusa terribile, che lo ha rovinato e gli distrutto la carriera. Nonostante lui, in realtà, fosse completamente innocente. La vita di Massimiliano Prosperi è cambiata per sempre il 5 marzo del 2015: all’epoca imprenditore di successo, che lavorava anche per volti noti dello spettacolo, l’uomo si era visto infatti suonare alla porta le forze dell’ordine. Immobilizzato, portato in carcere in quanto presunto mandante dell’omicidio di Sesto Corvini, quartiere residenziale di Casalpalocco dove un 74enne era stato ucciso a colpi di pistola. Tutto falso, ma il corso della giustizia sarebbe stato lungo, lunghissimo.

Prosperi si era dichiarato da subito innocente, ma nel frattempo era iniziato il suo calvario. In totale 132 giorni trascorsi in cella, con i guai che erano poi proseguiti una volta fuori da Regina Coeli. Il giudice di primo grado lo aveva infatti condannato a 30 anni di carcere sulla base della testimonianza di un pentito, Giancarlo Orsini, che aveva puntato il dito contro Prosperi. Accuse poi crollate nei successivi gradi di giudizio, ma il suo percorso non era purtroppo ancora finito.

Soltanto nel giugno 2018 era infatti arrivata la sentenza definitiva della Cassazione, che aveva riconosciuto l’innocente di Prosperi. La fine di un incubo lunghissimo, che era proseguito anche dopo l’assoluzione: intorno a lui, infatti, l’aria si era fatta irrespirabile. Distrutto, l’uomo nel frattempo aveva chiesto un risarcimento allo Stato, responsabile del suo calvario. La sentenza della Corte d’Appello si era però rivelata l’ennesima beffa: poco meno di 40 mila euro per tutte le ingiustizie subite. Per giunta, mai pagati.

Una storia terribile arrivata fino a oggi, con la denuncia dell’avvocato Alì Abukar Hayo: “Il mio assistito chiede aiuto per porre fine alla sua disperazione dovuta al fatto che lo Stato l’ha punito ingiustamente due volte. Prima arrestandolo preventivamente per 6 mesi, poi condannandolo ingiustamente a 30 anni di reclusione. E, per giunta, oggi, il ministero dell’Economia e delle Finanze non esegue la decisione della Corte di Appello di Roma, che ha liquidato, in favore di Prosperi, la somma di 40.000 euro a titolo di equo indennizzo per ingiusta detenzione in data 9 marzo 2021. Purtroppo siamo stati ignorati, nonostante i numerosi solleciti, ma non ci arrenderemo e, se costretti, pignoreremo la scrivania del ministro”.

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