Un mistero che continua a tenere l’Italia con il fiato sospeso, quello dell’improvvisa scomparsa della piccola Katia, svanita nel nulla a Firenze a soli 5 anni. Le ricerche continuano da ore ma al momento non hanno dato risultati. La madre Katherine, disperata, ha avuto un lieve malore ed è stata trasferita al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova. Poi ha rilasciato un’accorata intervista al Corriere Fiorentino, sostenendo di sapere cosa sia successo alla bambina e ricostruendo l’accaduto: “Io lavoro come commessa al supermercato Carrefour e sabato mattina ho salutato mia figlia come ogni mattina mentre uscivo per andare a lavorare. Quando poi sono tornata dal lavoro sabato pomeriggio non ho trovato la mia bambina”. (Continua a leggere dopo la foto)
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“L’avevo lasciata a un’amica di cui mi fido – ha precisato la donna – È stata proprio questa mia amica ad averla vista per l’ultima volta, era con la sua figlioletta a giocare, nei corridoi e nel cortile del palazzo. Da quel momento ancora non abbiamo più notizie. Forse me l’hanno portata via, è impossibile che lei si sia persa da sola. Penso che qualcuno che conosceva l’abbia presa. Ho detto ai carabinieri chi possono essere queste persone”. (Continua a leggere dopo la foto)
La mamma di Katia ha spiegato di non sapere di preciso cosa sia accaduto, precisando che “nei giorni scorsi altre persone che abitano nel palazzo si sono comportate in modo aggressivo nei nostri confronti, io e mia figlia ci siamo chiuse in una stanza e loro hanno cercato di entrare. Possono avermi portato via mia figlia? Non lo so”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Siamo arrivati a Firenze quando mia figlia aveva soltanto un anno – ha concluso la donna – Lei è cresciuta qui, ha passato in Italia quattro anni della sua vita, va alla scuola dell’infanzia Lavagnini, è molto brava e si impegna molto. Lancio un appello a tutti, alla comunità peruviana che si sta attivando sulla Rete, ma anche a tutti i cittadini di Firenze: è la mia bambina, vi prego con tutto il cuore di riportarmela”. Molte testate locali hanno puntato il dito contro la situazione che si vive in quei quartieri di palazzi occupati, dove spesso le famiglie sono costrette a rispondere ad altri tipi di autorità, ben diverse dallo Stato.
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