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La Germania se ne frega: da Berlino l’ennesimo schiaffo in faccia a chi parla di un’Europa unita

Pubblicato il 02/11/2022 09:46

La Germania tira dritta per la sua strada. Come sempre, d’altronde, da quando esiste un’Unione Europea che lascia Berlino libera di muoversi a piacimento, ponendo invece vincoli stringenti e soffocanti a Paesi come l’Italia. Olaf Scholz ha rimarcato ancora una volta questa differenza difendendo la scelta di aprire i porti del Paese alla Cina, ignorando completamente la possibilità di una visione comune tra Stati Ue. Nei prossimi giorni il cancelliere sarà a Pechino, primo leader occidentale a far visita a Xi Jinping dall’inizio del suo terzo mandato, accompagnato dai rappresentanti del mondo produttivo tedesco. Un viaggio che ha già scatenato polemiche feroci, con il cancelliere accusato di ripetere gli errori già fatti con Vladimir Putin in passato e con gli Usa, che spingono per rafforzare il fronte anti-cinese, piuttosto irritati. (Continua a leggere dopo la foto)

Un comportamento, quello della Germania, che non deve in realtà stupire. Già sul fronte dell’emergenza energetica si è mossa in perfetta autonomia, mettendo il bene delle proprie imprese prima della ricerca di una strategia comune. Ora, la scelta di aprire i porti alla Cina ha messo nuovamente in imbarazzo Bruxelles, rimarcando come l’Unione esista, di fatto, soltanto nel nome. (Continua a leggere dopo la foto)

Stando a quanto rivelato dalla testata Domani, ad accompagnare Scholz ci saranno rappresentanti del comparto automobilistici (non mancherà Volkswagen) e dell’industria chimica e farmaceutica, tra i quali Bayer e BioNTech. Non mancheranno nemmeno rappresentanti di Adidas e altri colossi. In queste settimane la Bundesverband der Deutschen Industrie, la Confindustria tedesca, sta esaminando la questione del “disaccoppiamento” dalla Cina assieme agli esperti del Mercator Institute for China Studies: anche se gli esiti dell’analisi saranno resi pubblici a fine anno, già trapelano le preoccupazioni. (Continua a leggere dopo la foto)

Da inizio 2000, la quota di esportazioni tedesche verso la Cina non ha fatto che aumentare, iniziando a flettersi soltanto nel 2021 a causa della pandemia. La nascita della coalizione Scholz aveva fatto pensare a un allontanamento da Pechino, definito pubblicamente “un rivale sistemico” e con posizioni ben diverse dalla Germania sul conflitto russo-ucraino. E invece il cancelliere ha avallato l’ingresso della cinese Cosco tra le compagnie che gestiscono il porto di Amburgo, oltre a mostrarsi molto sereno di fronte all’ipotesi della possibile acquisizione cinese di una fabbrica di chip della società Elmos a Dortmund. I tedeschi, insomma, hanno scelto di proseguire a braccetto con Pechino. Da soli, ignorando il resto d’Europa.

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