Nel parlare agli italiani spaventati dalla crisi economica e dalla guerra in Ucraina, Mario Draghi aveva adottato toni rassicuranti. Parlando sì di sacrifici necessari nei prossimi mesi, ma garantendo anche che questo “è il momento del dare, non del prendere”. Niente paura, dunque, lo Stato non lascerà sole le famiglie. Bellissime parole alle quali sono seguite, però, fatti di ben altro stampo: i soldi del Pnrr restano infatti bloccati, di scostamento di bilancio nel governo non si vuol nemmeno sentir parlare. E così al premier e ai suoi fedelissimi non è rimasta altra soluzione che tornare a mettere le mani nelle tasche degli italiani, in particolare in quelle di chi è nato in una delle città interessate dall’articolo 43 del Decreto Aiuti.
Come spiegato da Sandro Iacometti sulle pagine di Libero Quotidiano, nel provvedimento si legge infatti: “Al fine di favorire il riequilibrio finanziario, i Comuni capoluogo di provincia che hanno registrato un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore a 500 euro possono sottoscrivere un accordo per il ripiano” con il governo. Per raggiungere l’obiettivo, oltre al taglio delle varie spese, a questi Comuni sarà data la possibilità di “deliberare l’incremento dell’addizionale comunale all’Irpef, in deroga al limite previsto”. Tradotto: più tasse per i cittadini residenti in quelle aree.
Non è difficile immaginare quale direzione prenderanno molti sindaci, dovendo scegliere tra una maggiore attenzione al bilancio o la possibilità di superare il limite dell’8 per mille sull’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il margine di sforamento concesso dal governo sarà di un ulteriore 2 per mille ma la stessa procedura consentirà anche ai Comuni capoluogo di provincia con un debito pro capite superiore a 1.000 euro di aumentare a loro volta le tasse. In questo caso gli enti potranno prevedere l’aumento dell’Irpef locale del 2 per mille o aggiungere un’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale di almeno 2 euro a passeggero.
In quali Comuni i cittadini rischieranno di trovarsi a pagare ancora di più? Presto detto. Il Sole 24 Ore ha dato un’occhiata ai bilanci e stilato un elenco delle città che si trovano nelle condizioni previste. Una lunga lista che inizia da Napoli, Torino, Reggio Calabria e Palermo (dove già si può tassare oltre i limiti) e prosegue con Salerno, Chieti, Potenza, Rieti, Vibo Valentia, Lecce, Catanzaro, Andria, Alessandria, Avellino, Agrigento, Frosinone, Brindisi e Nuoro. Tra i capoluoghi di provincia con un debito maggiore di 1.000 euro per abitante risultano invece quattro città: Milano, Firenze, Catania e Venezia. Elezioni permettendo, difficile immaginare che i vari sindaci si lasceranno sfuggire la ghiotta occasione di poter aumentare le tasse, ovviamente con la benedizione del governo Draghi.
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