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“La vogliono affossare”. La denuncia di Borgonovo: “Cosa stanno per fare alla Commissione parlamentare”

Pubblicato il 03/03/2023 10:20 - Aggiornato il 03/03/2023 10:38
inchiesta bergamo commissione parlamentare

Tutti abbiamo esultato per la notizia arrivata dalla procura di Bergamo sull’inchiesta relativa alla gestione della prima ondata di Covid e alla relativa emergenza sanitaria. Tra gli indagati sono infatti compresi l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. È un primo passo verso la verità, certo, ma tutto può ancora andare storto. E mentre si esulta per la decisione degli inquirenti che ora dovranno andare fino in fondo, c’è un tremendo sospetto che aleggia tutto intorno a questa storia. Ad accenderlo è Francesco Borgono, vicedirettore de La Verità, quotidiano che insieme a noi è stato fin dalla prima ora sulle barricate per combattere le decisione scellerate, antidemocratiche e antiscientifiche dei nostri governi pandemici. Qual è il problema secondo Borgonovo? Che questa inchiesta potrebbe essere usata per “affossare” la commissione parlamentare d’inchiesta. Come? (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Una clava politica”, Speranza mette le mani avanti. La commissione d’inchiesta sul Covid è imminente

Se da un lato i magistrati si dovranno occupare di fare luce sulla gestione delle zone rosse nella bergamasca, sulla risposta delle istituzioni al rischio sanitario e sulla mancanza di un piano pandemico funzionante e aggiornato, il rischio è che l’inchiesta di Bergamo si riveli una potente arma di distrazione. Scrive Borgonovo in un articolo pubblicato su La Verità: “Per prima cosa, l’inchiesta condotta dal procuratore Antonio Chiappani e dai suoi collaboratori si muove su un terreno difficile, complicato e intricato peggio d’una foresta pluviale, ma rimane comunque limitata ad alcune fasi ben definite dell’emergenza sanitaria”. Ad esempio la questione del piano pandemico mancante. Lo stesso Chiappani ha dichiarato ieri a Radio 24 che “occorre distinguere l’aggiornamento del piano rispetto all’attuazione del piano, perché un piano pandemico, pur vecchio del 2006 c’era […]. Il mancato aggiornamento riguarda il lato ministeriale, ma il nostro problema riguarda la mancata attuazione”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tradotto? Non sarà l’inchiesta di Bergamo a stabilire chi siano i responsabili del buco clamoroso nella protezione sanitaria. Così come non saranno loro a fare luce sui famigerati ventilatori, su chi chiese l’occultamento del report di Zambon sulla gestione dell’emergenza, sulla gestione delle mascherine, dei banchi a rotelle, della didattica a distanza, dei lockdown, e poi la somministrazione forzata di vaccini e tutto quello che ne deriva. Insomma, il lavoro della Procura di Bergamo è un ottimo primo passo, ma non farà luce sulle altre questioni importantissime e, soprattutto – questa è la paura di Borgonovo – “arrivare a una condanna per epidemia colposa o per omicidio colposo plurimo non è proprio facilissimo”. E la commissione parlamentare? (Continua a leggere dopo la foto)

Pressioni esplicite per boicottare il lavoro della commissione

Il sospetto di Borgonovo è che se dal lavoro delle procure di Bergamo e Roma le responsabilità dei vari indagati sul piano giudiziario dovessero risultare secondarie o meno pesanti, “non è difficile immaginare che i corifei della Cattedrale sanitaria” ne approfitterebbero per tentare di ridimensionare o ostacolare il lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. “Le pressioni al fine di bloccare il lavoro della commissione sono state piuttosto esplicite, e da parte di Pd e Cinque Stelle la volontà dichiarata è proprio quella di opporsi all’indagine”. Ma solo e soltanto in quella commissione si potrà far luce su tutto ciò che è accaduto negli ultimi tre e passa anni. Infine, un altro inquietante sospetto è il fatto che “la fuga di notizie sulla chiusura delle indagini a Bergamo sia arrivata proprio in concomitanza con le prime audizioni in Parlamento”.

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