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“Ecco la verità sull’immunità naturale e quella da vaccino”. Lo studio rivelatorio: Speranza non ha più alibi per gli obblighi

Pubblicato il 13/07/2022 10:40

La rivista medica The New England Journal of Medicine (Nejm) ha pubblicato un nuovo interessantissimo studio sull’immunità naturale, affermando che questa sia decisamente più efficace da quella indotta dal vaccino. Lo studio, condotto sulla popolazione del Qatar, arriva in un momento in cui molti virologi – come ad esempio Crisanti – stanno affermando che questa nuova ondata, che non sta producendo morti e terapie intensive, è un bene proprio per questo. Più il virus circola, meglio è. La rivista – come riporta La Verità che ha condiviso i risultati della ricerca – afferma che l’essersi ammalati di Covid, senza aver fatto il vaccino, protegge dall’infezione per il 50,2%, mentre l’immunità ibrida derivante da malattia precedente, cui sono seguite due dosi del vaccino di Pfizer, riduce del 51,7% il rischio di infezione. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrive Floder Reitter: “Una differenza minima, impercettibile, che fa apparire ancora più inutile la decisione del nostro ministero della Salute e di Aifa di raccomandare la quarta dose anche ai guariti dal Sars-CoV-2. La corsa, ad aggiungere un secondo richiamo nelle cellule immunitarie delle popolazioni non a rischio, non trova supporto scientifico, semmai solleva molteplici perplessità (come poi vedremo), e lo studio in oggetto mostra che non serve insistere coni già contagiati”. Non fa una piega. Lo studio retrospettivo è stato condotto dal 23 dicembre 2021 al 21 febbraio 2022 sulla popolazione del Qatar colpita dalle sottovarianti Ba.1. e Ba.2 di Omicron e si è avvalso dei dati della piattaforma sanitaria nazionale. In quel periodo, 1,3 milioni di persone avevano ricevuto almeno due dosi di Pfizer, 1.438 di queste anche un richiamo. (Continua a leggere dopo la foto)

Dall’osservazione sono stati esclusi i test di positività effettuati entro 14 giorni dopo una seconda dose, o 7 giorni dopo una terza dose di vaccino, così da poter verificare l’accumulo di immunità dopo la vaccinazione. E la reinfezione è stata documentata solo nei test molecolari effettuati almeno novanta giorni prima del tampone considerato nel-lo studio. “In questa popolazione giovane e diversificata, con solo il 9% degli abitanti che ha 50 anni e più, e l’89% che proviene da oltre 150 Paesi, l’efficacia dell’infezione precedente e dell’assenza di vaccinazione nel proteggere contro la reinfezione sintomatica da Ba.1 è risultata del 50,2%. Nulla o del tutto trascurabile, invece, la protezione derivata da due dosi di Pfizer, senza aver avuto la malattia: oscillava da -16,4 a 5,4”. (Continua a leggere dopo la foto)

Dopo l’infezione e la doppia dose di vaccino, l’efficacia dell’immunità ibrida risultava del 51,7%, quindi molto simile alla protezione acquisita con l’immunità naturale. “La protezione vaccinale aumenta dopo la vaccinazione di richiamo, ma in seguito diminuisce. Sei o più mesi dopo la seconda dose, i vaccini a mRna hanno un’efficacia trascurabile contro l’infezione da Omicron”. Quale fondamento scientifico c’è, dunque, nel voler vaccinare con quarte dosi i guariti, “quando l’immunità protegge maggiormente la popolazione non fragile?”. Da Speranza attendiamo tante, tantissime risposte. Molte, nel tempo, ce le ha date la realtà dei fatti. Ma lui, un giorno, dovrà rendere conto di tante cose davanti agli italiani.

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