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Il reddito di cittadinanza non funziona. E il governo vuole allargarlo agli stranieri

Pubblicato il 31/08/2021 12:34

Uno strumento che continua a non funzionare e continua a tradire il suo scopo originario, quello di accompagnare gli italiani fuori da momenti di difficoltà economica e aiutarli a trovare loro un nuovo lavoro una volta rimasti senza. E invece il reddito di cittadinanza voluto dal Movimento Cinque Stelle continua fallire proprio nella capacità di generare occupazione, travolto da un feroce dibattito che vede l’ex premier Giuseppe Conte battersi a strenua difesa di uno strumento che altre forze politiche vorrebbero, invece, cambiare o abolire. Le novità all’orizzonte, però, non sembrano proprio quelle che le famiglie auspicavano in questi mesi.

Il reddito di cittadinanza non funziona. E il governo vuole allargarlo agli stranieri

Stando alle ultime indiscrezioni pubblicate da La Nazione, infatti, il Comitato tecnico-scientifico che sta valutanto nel tentativo di migliorarlo starebbe infatti pensando di allargare la platea dei potenziali beneficiari, abbassando i 10 anni di residenza in Italia richiesti attualmente come requisito per l’accesso al sostegno da parte degli extracomunitari regolari. Un dimezzamento a 5 anni, addirittura 2 secondo alcune linee di pensiero. Una decisione definitiva non ci sarebbe ancora.

Soltanto un’ipotesi, si legge su La Nazione, ma che sarebbe comunque al vaglio insieme al tentativo di rendere più semplici i percorsi formativi. Non certo quello che gli italiani si sarebbero aspettati per rendere più efficace uno strumento fin qui piuttosto inutile: stando alla Corte dei Conte, grazie a questo strumento sarebbero stati firmati complessivamente 150 mila contratti a fronte di 3 milioni di beneficiari. In percentuale, quindi, solo il 5% trova poi effettivamente un lavoro, una percentuale che resta bassa anche sottraendo chi ottiene una pensione di cittadinanza e le persone con invalidità.

Tempi duri, di fronte a questi numeri, per Conte e per i Cinque Stelle. Costretti a fare i conti ora anche con il fuoco amico, quello degli esponenti dello stesso governo Draghi di cui fanno parte i pentastellati. La Lega ha auspicato l’abolizione della norma, trovando un non troppo insolito alleato in Matteo Renzi, vicino al Carroccio anche su altri fronti. Lo stesso Pd, per bocca del segretario Enrico Letta, ha parlato della necessità di una riforma. La speranza è che non si vada nella direzione più sbagliata: lasciare lo strumento com’è e allargarlo agli stranieri.

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