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Germania a ruota libera. Dopo l’Ucraina già prepara la nuova crisi: “Anche l’Italia sarà coinvolta”

Pubblicato il 26/10/2022 10:03

“La posta in gioco è niente di meno che la creazione di un nuovo piano Mashall per il ventunesimo secolo”. Con queste parole si è aperta a Berlino la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina voluta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Con la Germania che ha assunto subito una posizione chiara, dettando come sempre la linea al resto dell’Ue: prima di pensare a ricostruire c’è da coprire il deficit in Ucraina che il prossimo anno sarà di 38 miliardi di dollari, quello stesso deficit per il quale il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto una mano all’Europa. Dovremo, quindi, mandare soldi a Kiev prima ancora che alle famiglie che faticheranno a far fronte al rincaro degli alimenti e alle bollette pazze. Così ci ordinano Berlino e Bruxelles. (Continua a leggere dopo la foto)

E d’altronde la stessa von der Leyen ha comunicato che Bruxelles contribuirà con 1,5 miliardi di euro ogni mese il prossimo anno: “Non abbiamo tempo da perdere, la portata della distruzione è sbalorditiva. La Banca mondiale stima i costi dei danni a 35o miliardi di euro. Questo è sicuramente più dì quanto un Paese o un’Unione possano fornire da soli. C’è bisogno dell’aiuto di tutti”. (Continua a leggere dopo la foto)

Lo stesso Scholz nel frattempo è finito nella bufera per aver ribadito di voler vendere ai cinesi della China Ocean shipping company, meglio nota con l’acronimo di Cosco, una quota del porto di Amburgo (Hhla) e il 35% dell’azienda Tollerort che gestisce il terminal dei container. Una decisione non condivisa da parte della stessa maggioranza di governo e sulla quale, però, il cancelliere sembra deciso a non fare retromarcia. L’affare potrebbe chiudersi addirittura il prossimo 4 novembre, nonostante le proteste crescenti. (Continua a leggere dopo la foto)

epa09873483 German Chancellor Olaf Scholz speaks during a session of the German Bundestag in Berlin, Germany, 06 April 2022. The German government takes questions from deputies in an one-hour government questioning in the parliamentary question session. EPA/FILIP SINGER

L’idea stessa che Scholz possa volare a breve a Pechino per stingere la mano di Xi Jinping, primo leader occidentale a farlo dopo il XX congresso del Partito comunista che ha di fatto cementato il potere del leader, continua a scatenare dubbi e accuse. La stampa tedesca ha parlato di un dossier nelle mani di Berlino e realizzato dall’Accademia federale per la sicurezza politica che metterebbe in guardia la Germania sulla dipendenza cinese per le materie prime. “In caso di conflitto – è la tesi – Pechino ritorcerebbe questa dipendenza contro la Germania stessa”.

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