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Stop totale del gas russo. Pronti i razionamenti. Ecco le restrizioni di Draghi per bloccare l’Italia

Pubblicato il 11/07/2022 08:41

Putin fa sul serio e manda un chiaro avvertimento all’Europa. Lo stop totale del gas russo è dietro l’angolo, questione di giorni forse. Intanto parte oggi, 11 luglio, il blocco del gasdotto Nord Stream 1 che collega direttamente la Siberia alla Germania e garantisce 60 dei 200 miliardi di metri cubi del metano russo che vengono pompati ogni anno in Europa. La pipeline che garantisce ogni giorno il fabbisogno energetico a 26 milioni di famiglie europee, resterà chiusa. Ufficialmente, per riparazioni. Per quanto tempo? Sempre ufficialmente per 10 giorni, ma tutti temono che questo è solo l’inizio di uno stop ben più lungo, mentre Putin continua ad avere il coltello dalla parte del manico. Come scrive Repubblica, “Putin sta lentamente strangolando il continente. Ai paesi che non accettano di pagare il gas in rubli — Polonia, Bulgaria, Paesi Bassi, Finlandia, Danimarca — ha già chiuso i rubinetti. Ma da metà giugno Mosca ha anche cominciato a ridurre i flussi che passano attraverso Nord Stream 1. E dopo lo stop totale di oggi, a Berlino nessuno si fa illusioni sul ripristino della pipeline il 21 luglio, quando i lavori dovrebbero essere finiti; il ministro dell’Economia Robert Habeck lo ha detto a chiare lettere: «Dobbiamo prepararci al peggio»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Stessa cosa la pensano anche in Francia, dove Bruno Le Maire ha spiegato che l’annunciata rinazionalizzazione del colosso energetico Edf servirà proprio ad agire più rapidamente dinanzi a una crisi che rischia di diventare «un problema notevole, il taglio totale delle forniture di gas è lo scenario più probabile». Neanche Parigi crede a un ripristino delle forniture via Nord Stream 1. Scrive Tonia Mastrobuoni: “In teoria, Mosca potrebbe aumentare i flussi attraverso gli altri due gasdotti che puntano verso l’Europa, Transgas e Jamal. Ma nessuno ci crede. I mesi che ci separano da un inverno che si annuncia gelido sono cruciali soprattutto per gli stoccaggi. Dall’Italia è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, a lanciare l’allarme su una «crisi energetica gravissima» che pone «rischi per l’inverno altissimi»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Intanto la Germania si corazza per l’austerità. “Berlino si prepara a un inverno di sacrifici che potrebbe far impallidire quello della crisi energetica degli anni Settanta. Il Paese europeo più dipendente dal gas russo ha già cominciato a fare appello al kantiano senso di responsabilità dei tedeschi; il governo li ha invitati ad accorciare le docce, a lasciare più spesso le auto in garage, a spegnere l’aria condizionata. E in vista di un inverno nero, i primi comuni tedeschi hanno già annunciato che allestiranno «stanze calde» per i cittadini che resteranno al freddo o non potranno pagare le bollette schizzate alle stelle. Altre città hanno cominciato a tagliare le temperature delle piscine comunali. Berlino ha fatto sapere che in tutti gli edifici pubblici il riscaldamento sarà tagliato di tre gradi”. E da noi? Cosa succede nei fatti in Italia? Qual è il piano per fronteggiare il blocco del gas russo per famiglie e imprese? (Continua a leggere dopo la foto)

Spiega sempre Repubblica: “Il piano di emergenza prevede una sensibile riduzione dei consumi. In parte l’austerity è già scattato: dal primo maggio scorso e fino al 30 aprile 2023, le temperature negli uffici pubblici non potranno essere superiori ai 19 gradi di inverno e inferiori ai 27 d’estate. Ma il governo è pronto ad ampliare questi limiti anche alle abitazioni e agli uffici privati (fino a due gradi in meno). Allo stesso modo, verrà ridotto anche il numero di ore d’accensione durante la giornata. La riduzione dei consumi passa anche dall’illuminazione pubblica: verranno spenti i lampioni sulla rete stradale cittadina ed extra-urbana, così come scatterà il “coprifuoco” per l’illuminazione di monumenti ed edifici storici”. Per quanto riguarda l’industria, si prevede “l’interruzione delle forniture, per un periodo limitato di tempo, delle forniture alle industrie più energivore, dai cementifici alle acciaierie, dalla ceramica al vetro. Allo stesso tempo, scatterà la possibilità di ricorrere alle riserve strategiche che si trovano negli stoccaggi. Si tratta dei depositi dove viene immagazzinato il gas dagli operatori durante l’estate, per essere rivenduto sul mercato in inverno. Nel caso di emergenza, il governo potrà autorizzare anche l’uso delle riserve strategiche, la parte non destinata alla commercializzazione”. (Continua a leggere dopo la foto)

Finora, il governo ha stanziato 30 miliardi per contenere gli effetti della crisi energetica su famiglie e imprese. Ma sono spiccioli a fronte di quello che patiranno i cittadini con il rincaro energetico. E tutto per colpa delle scelte scellerate di Draghi, dell’Ue e della Nato nell’affrontare la crisi con la Russia. “Solo 3 miliardi sono serviti per azzerare i rincari previsti dal primo luglio scorso fino al prossimo 30 settembre. Nell’ultimo mese, le quotazioni del gas sui mercati finanziari è raddoppiato e la necessità di trovare forniture alternative al metano russo provoca un aumento della domanda che non favorisce il contenimento dei prezzi. Anche l’obbligo previsto dalla Ue di riempire gli stoccaggi fino al 90% della loro capacità entro la fine dell’anno ha contribuito ad alzare il prezzo: il governo è così dovuto intervenire, tramite Snam, per coprire una parte degli acquisti”. Stando al piano di Draghi, dopo la sua “battutaccia” di qualche tempo fa, la questione è dunque questa: la pace o i termosifoni?

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