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“Ecco cos’è che genera le varianti”. Altro che non vaccinati: il prestigioso studio che riscrive la storia

Pubblicato il 03/02/2023 17:01

Quando il Premio Nobel Montagnier attaccava su tutti i fronti i vaccini a mRna, lui che era considerato un dio vivente della virologia, il telemedico Matteo Bassetti gli dava del vecchio rincoglionito. Il premio Nobel, però, stava dedicando gli ultimi anni e le ultime forze della sua vita per salvaguardare le nostre. Una cosa, più delle altre, gli sembrava talmente evidente da non spiegarsi come mai, invece, si stava procedendo in un’altra direzione. Cioè che non si dovesse fare la vaccinazione di massa nel momento clou della pademia e che i vaccini, così come erano stati progettati, avrebbero generato migliaia di varianti. Ora si viene a sapere, da un audio rubato a uno dei vertici di Pfizer, che probabilmente era davvero tutto programmato: più varianti avrebbero portato a più vaccini venduti, in una rincorsa continua. Adesso, però, a proposito di varianti c’è un’ulteriore novità. Superata una volta per tutte la bufala con cui Speranza, Conte, Draghi e la loro schiera di intellettuali, virostar, giornalisti e conduttori tv spingevano le punture dicendo che le varianti erano colpa dei non vaccinati, salvo poi scoprire l’esatto contrario (come Montagnier aveva previsto, appunto), ora si scopre che i ceppi mutanti potrebbero derivare dall’uso di un antivirale pensato proprio per curare il Covid. La questione è interessantissima. (Continua a leggere dopo la foto)

>>> “La verità è che…”. Rivelazioni choc di un vertice di Pfizer: pubblicato l’audio rubato. Poi il mistero

Si tratta della scoperta di un’équipe di ricercatori britannici e americani in preprint, ossia in attesa di revisione paritaria. Il dibattito però è stato già innescato, grazie all’interesse della prestigiosa agenzia Bloomberg. Al centro di tutto c’è il molnupiravir, pillola antivirus di Merck commercializzata con il nome Lagevrio. Bene, proprio questo farmaco sarebbe associato ad alcune mutazioni del Sars-Cov-2, che i pazienti trattati con il medicinale hanno anche trasmesso ad altre persone. A generare le varianti e a trasmetterle (a vaccinati) dunque non sarebbero i no vax, ma chi ha curato il Covid con questo medicinale. Già a dicembre 2021, però, il Financial Times aveva ipotizzato qualcosa di simile, mettendo nel mirino la pillola di Merck. (Continua a leggere dopo la foto)

Il prodotto avrebbe avuto un ruolo nella comparsa del ceppo sudafricano. Ricordate “la variante sudafricana”? Ebbene, il farmaco, inizalmente, fu sperimentato proprio in Sudafrica. In quelle settimane – ricorda Alessandro Rico su La Verità – il virologo di Harvard William Haseltine metteva tutti in allarme affermato che, “in determinate circostanze”, quella pillola poteva generare delle varianti, perché è essa stessa a indurre delle mutazioni nel genoma del virus, in modo tale che esso si autodistrugga. In alcuni casi, però, “è possibile che gli individui trattati con il molnupiravir non eliminino completamente il microrganismo, rendendosi così involontari vettori di varianti ignote”. La ricerca angloamericana è ora pubblicata sul database medRxiv.com. (Continua a leggere dopo la foto)

A insospettire gli scienziati è stato il riscontrare che la mutazione del virus compariva quasi esclusivamente in sequenze isolate nel 2022, quindi dopo l’introduzione della terapia, in Stati e gruppi di età nei quali si era fatto largo utilizzo del medicinale. In Australia, in America, nel Regno Unito… Ora a fare paura sono le varianti cinesi. E proprio la Cina, da diverso tempo, ha deciso di puntare forte su questo medicinale per curare il Covid. Sarà un caso anche questo?

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