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Draghi ha cancellato la democrazia, sono i numeri a dirlo. Parlamento umiliato e Costituzione sfregiata

Pubblicato il 21/05/2022 10:47

In fondo lo avevano detto fin dall’inizio che è super. E Mario Draghi ha voluto esserlo in tutto. Sia sul mantenere l’Italia unico Paese al mondo con restrizioni Covid che non stanno né in cielo né in terra (facendo danni immani a società – ragazzi in primis – ed economia) sia nel portare l’Italia a una guerra contro la Russia. Non contento, però, ha voluto strafare e raggiungere un altro record: quello di fiducie in Parlamento. Draghi è infatti il presidente del Consiglio che ne ha chieste di più in proporzione alla durata del suo governo. Nonostante goda della più ampia maggioranza che si ricordi, con un solo partito all’opposizione, ha già blindato 50 provvedimenti in soli quindici mesi. (Continua a leggere dopo la foto)

Non contento, è anche arrivato a dare un ultimatum al Senato. Ieri Draghi ha scritto alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, per esortarla a velocizzare l’approvazione del ddl Concorrenza, al cui interno c’è la “pratica” balneari, con il nodo ancora da sciogliere delle concessioni e degli indennizzi a coloro che perderanno la licenza. La lettera, girata anche a tutti i capigruppo di Palazzo Madama e al presidente della commissione Industria, Gianni Girotto, sa di ultimatum: “Il governo, nel rispetto delle prerogative parlamentari, deve rappresentare che, senza una sollecita definizione dei lavori del Senato con l’iscrizione in Aula del provvedimento ed una sua rapida approvazione entro fine maggio sarebbe insostenibilmente messo a rischio il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il presidente del Consiglio si è dunque scagliato contro la lentezza dei lavori di Palazzo Madama: “Dopo un’intensa attività conoscitiva, la commissione ha fissato il termine per gli emendamenti e i subemendamenti tra il 14 e il 17 marzo scorso. Ad oggi, malgrado numerose riunioni ci siano con le forze parlamentari, le operazioni di voto non risultano effettivamente iniziate”. Quanto alla fiducia, le ultime due volte, mercoledì scorso, sul dl Ucraina bis alla Camera e sul dl Riaperture al Senato. La volontà di porre la questione di fiducia anche sul ddl Concorrenza fa lievitare il totale a 51. (Continua a leggere dopo la foto)

Ricorda Il Tempo: “Esattamente come Mario Monti, un altro premier ‘tecnico’, che restò a Palazzo Chigi diciassette mesi. Analizzando i dati delle ultime tre legislature, si nota che l’esecutivo che ha fatto maggior ricorso alla questione di fiducia sia stato quello guidato da Matteo Renzi (66, ma su un lasso di 3 anni), seguito proprio da Monti e Draghi. Il Berlusconi quater ne chiese 45, ma in tre anni e cinque mesi. Intanto Mattarella, però, in più occasioni ci tiene a ribadire la “centralità del Parlamento”. Centralità che, stando a questi numeri, non esiste affatto. Draghi è riuscito ad affossare anche quella, come l’economia e la nostra salute psicofisica.

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