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“La vergogna di una democrazia militarizzata”. Italexit, la protesta durante la riunione dei ministri europei

Pubblicato il 20/05/2022 15:41

Italexit scende in piazza per dire no alla passarella organizzata alla Reggia di Venaria di a Torino, dove i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa si sono riuniti per la chiusura del semestre di presidenza italiana. Il partito fondato dal senatore Gianluigi Paragone ha organizzato un sit-in nella vicina piazza Vittorio Veneto, sottolineando come “nonostante le varie dichiarazioni degli ultimi giorni, che rinnovano la solita retorica sulla difesa dei diritti umani e della fratellanza, è evidente che il tema centrale dell’incontro sarà la questione Ucraina”.

Come spiegato dall’onorevole di Italexit Jessica Costanzo, “il Consiglio d’Europa arriva a questo appuntamento in una situazione di grave imbarazzo: se il suo obiettivo è la costruzione della pace attraverso la diplomazia, l’espulsione della Russia dal consiglio (avvenuta a marzo) ha dimostrato che non si tratta di un’istituzione super partes bensì dell’ennesima emanazione di un certo potere geopolitico a stelle e strisce. Così, mentre i popoli europei chiedono a gran voce lo stop all’invio di armamenti, i ministri si incontrano per pianificare le prossime fasi della guerra”.

Una guerra trasformata in facile pretesto per chiedere ai cittadini ulteriori sacrifici, come già annunciato da Mario Draghi che ha prospettato agli italiani mesi difficili, segnati da “necessarie” rinunce. Di fronte ai manifestanti di Italexit si sono parati due schieramenti di forze dell’ordine, con transenne per impedire l’avvicinamento al meeting. Un dispiegamento di forze decisamente notevole, che ha bloccato anche una piccola delegazione intenzionata a esporre le ragioni della protesta.

Un copione già visto in occasione della visita di Draghi a Torino, quando addirittura ad alcuni parlamentari era stato impedito l’accesso alle vie antistanti piazza Palazzo di Città. Nell’Italia del “governo dei migliori”, insomma, non è più possibile esprimere dissenso. Nemmeno protestare di fronte alla gestione di una guerra che viene portata avanti a tutti i costi, sulla pelle dei cittadini.

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