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Ci hanno derubati anche sui tamponi! L’ultima truffa per i test nelle scuole

Pubblicato il 28/06/2022 09:48

Nel magico mondo del “governo pandemico” guidato dal duo Conte-Arcuri, con il minimo comune multiplo Speranza, succedeva di tutto. Non che le cose con la banda di Draghi siano cambiate, ma all’epoca di Conte e Arcuri si è dato il meglio. Da leggersi, ovviamente, come peggio. Ed è così che ora si scopre che quel governo si è ritrovato al centro di un’altra frode. Frode legata ai tamponi e che, neanche a dirlo, paghiamo noi, i cittadini. Vincenzo Bisbiglia e Vincenzo Iurillo la raccontano sul Fatto Quotidiano: “Nel luglio 2020 i vaccini erano ancora un sogno, il commissariato per l’emergenza Covid era retto da Domenico Arcuri, i test sierologici per rilevare gli anticorpi prodotti in seguito all’infezione erano il principale strumento di contrasto alla diffusione del virus, e l’appaltone da due milioni di questi kit tamponi, da distribuire a insegnanti e personale scolastico per far riaprire le scuole in sicurezza, fu vinto dalla Abbott Rapid Diagnostic. Il ramo della multinazionale americana sbaragliò il campo tra 59 offerte e li fornì a 4,5 euro a test. Ma non fu il prezzo (peraltro buono) a incidere: fu l’offerta tecnica, che valeva 90 punti su 100”. Due anni dopo, però, una inchiesta della Procura di Roma e un decreto di sequestro firmato dal gip Angelo Giannetti rivelano altre cose. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrivono i due giornalisti: “Quell’appalto fu vinto grazie a dati forse truccati e certificazioni forse fasulle. Ed in particolare dichiarando in sede di gara ‘l’infallibilità’ dei test. Ovvero, il 100% di sensibilità (la possibilità che il risultato positivo corrisponda alla presenza degli anticorpi) ed il 100% di specificità (la possibilità che il risultato negativo corrisponda all’assenza degli anticorpi). Grazie a questi valori, Abbott ottenne il massimo punteggio tecnico possibile. Probabilmente l’infallibilità non esiste. Oppure, se esiste, bisognerebbe spiegare perché i test forniti da Abbott erano accompagnati da un libretto informativo che indicava valori inferiori a quelli comunicati per partecipare all’appalto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Se ne sono accorti i finanzieri del Nucleo di polizia economica della Gdf di Roma, quando nel novembre successivo hanno sequestrato 50 kit a campione e hanno comparato quanto dichiarato al commissariato per l’emergenza e quanto riportato sui bugiardini. “Ieri la notifica del decreto di sequestro preventivo di 9 milioni di euro nei confronti di Abbott Rapid Diagnostic e dell’amministratore delegato Gabriella Di Marzio, indagata di turbata libertà degli incanti e frode in pubbliche forniture. È la somma che il commissariato di Arcuri bonificò all’azienda il 9 ottobre 2020, onorando gli impegni assunti da contratto e dopo che Abbott aveva completato le forniture nei primi giorni di agosto”. Insomma, Arcuri non ne ha beccata proprio una. (Continua a leggere dopo la foto)

La commissione di gara, secondo quanto si legge nel decreto, il 23 luglio avanzò delle osservazioni e chiese al Rup del procedimento di attivarsi presso Abbott “al fine di verificare l’attendibilità di quanto dichiarato”. Il 27 luglio – scrive Il Fatto – Di Marzio rispose con la conferma dei precedenti valori, allegando “un breve stralcio dello studio di validazione del kit risalente al mese di giugno 2020 ed estratto dalla società dal fascicolo tecnico usato per l’ottenimento della marcatura CE”. Il giorno dopo Abbott si aggiudicava la gara dei tamponi. Come? In maniera fraudolenta e con dolo.

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