Un percorso ormai stabilito, quello che vede l’Ue impegnata nel tentativo di imporre la rivoluzione Green agli Stati membri e ai loro cittadini. Con tanto di conto alla rovescia già iniziato: il 6 giugno, infatti, a Bruxelles è iniziato l’iter che porterà all’approvazione della direttiva sulle case ecologiche, parte del piano europeo che ha l’obiettivo di rendere l’Unione climaticamente neutrale entro il 2050. Tappa intermedia sarà la riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030 (rispetto al 1990): tutti traguardi già fissati nella revisione della “Energy performance of buildings directive” (Epbd), inserita nel pacchetto “Fit to 55” che è stato presentato alla Commissione. Nei prossimi anni, dunque, i Paesi dovranno adeguarsi, con abitazioni dotate di cappotti, infissi moderni, pannelli solari e via dicendo. Il tutto con spese astronomiche già messe in conto e alle quali le famiglie rischiano di dover far fonte di tasca propria, almeno in parte. Qualcosa, però, nelle prossime settimane potrebbe cambiare. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il relatore della proposta per un salto in avanti Green, l’irlandese Ciaran Cuffe, si è detto ottimista per un accordo in tempi brevi. Ma c’è la possibilità, come spiegato dal Corriere della Sera, che le diverse posizioni dei singoli Stati possano allungare l’iter, anche di parecchio. I nodi principali da sciogliere sono relativi agli articoli 9 e 16: il primo articolo riguarda la classe energetica minima degli edifici che il testo fissa nella classe “E” entro il 2030 e in quella “D” entro il 2033. L’Italia si è detta “insoddisfatta” della direttiva sulle Case Green, dicendosi pronta a dare battaglia. (Continua a leggere dopo la foto)
Il secondo articolo, il 16 riguarda invece la revisione della disciplina che norma gli attestati di prestazione energetica. Ogni Paese membro ha il proprio sistema di classificazione e il criterio unico valido per tutti verrà, appunto, definito in sede di negoziazione. Intanto, la norma ha fissato la classe “E” per il 15% degli edifici più energivori. Dovesse passare questo testo, ogni Stato dovrebbe rifare la classificazione energetica delle proprie abitazioni: l’Italia, in base ai parametri, finirebbe per dover riqualificare energeticamente 1,8 milioni di edifici su un totale di 12 milioni. (Continua a leggere dopo la foto)
Ipotesi che preoccupano alcuni Stati membri (non solo il nostro). E che potrebbero allungare di parecchio il percorso che l’Ue sta cercando a tutti i costi di imporre tappe non condivise. Tra i possibili ostacoli restano, per esempio, i tempi di realizzazione della riqualificazione: sono strettissimi e alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, non hanno la forza lavoro per rispettarli. C’è poi il rischio di svalutazione delle case, visto che i proprietari non sono obbligati a intervenire ma questo comporta un deprezzamento dell’immobile. Tanti analisti hanno già evidenziato i rischi di questa opzione.
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