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“Basta restrizioni, apriamo lo stesso”: dopo i ristoratori, la protesta del mondo dello sci

Pubblicato il 15/02/2021 13:40

Una protesta sulla falsariga di quella dei ristoratori, che nelle scorse settimane con l’iniziativa Io Apro avevano sfidato le restrizioni del governo (con grande successo, come testimoniato dalla diretta record del senatore Gianluigi Paragone, sceso al fianco dei manifestanti). A dire basta, stavolta, sono gli operatori dello sci, altro settore messo in ginocchio dalle misure adottate dal governo Conte bis e costretto ad assistere, con la nascita dell’esecutivo Draghi, a segnali di pericolosa continuità: il ministro della Salute Roberto Speranza ha subito confermato la chiusura degli impianti fino al 5 marzo, scatenando così la reazione di chi non riesce ad accettare l’ennesima ingiustizia di questi mesi difficilissimi.

"Basta restrizioni, apriamo lo stesso": dopo i ristoratori, la protesta del mondo dello sci

A Piana di Vigezzo, 1.720 metri di altezza nel Comune di Craveggia, nella provincia piemontese di Verbano-Cusio-Ossola, gli impianti hanno così funzionato regolarmente, nonostante il governo fosse intervenuto all’ultimo minuto per prolungare il blocco. Luca Mantovani, tra i titolari della società che gestisce le strutture nella valle a ridosso del Canton Ticino, ha spiegato così le ragioni della protesta al Messaggero: “Ancora venerdì la Regione ci aveva assicurato l’apertura e noi abbiamo predisposto tutto, in sicurezza, per riaprire. E così lo abbiamo fatto”.

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"Basta restrizioni, apriamo lo stesso": dopo i ristoratori, la protesta del mondo dello sci

Un’iniziativa che potrebbe non restare isolata, in queste ore di forti proteste da parte di tutti gli operatori del settore, sul piede di guerra contro il governo per l’ennesima occasione andata in fumo: si sperava almeno nella seconda metà di febbraio per riuscire a guadagnare qualcosa e prendere una boccata d’ossigeno in un momento così difficile, ma le aspettative sono andate ancora una volta deluse. Con tanto di piste preparate e rimaste poi tristemente vuote e skipass prenotati e ora da rimborsare, oltre ai danni delle scorte rimaste inutilizzate e delle camere preparate per gli ospiti, poi costretti a disdire.

"Basta restrizioni, apriamo lo stesso": dopo i ristoratori, la protesta del mondo dello sci

Le promesse di ristori in arrivo da parte dell’esecutivo non sono bastate a tacitare gli animi: tante, troppe le volte in cui il mondo della politica ha promesso senza mantenere, in questi mesi di crisi sanitaria ed economica. Con la chiusura degli impianti anche nell’ultima parte della stagione che è destinata ad avere effetti non solo sulle piste, ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale: secondo Coldiretti, il danno complessivo è da stimare in un valore tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno, cifra che deriva dalla somma di diretto, indotto e filiera.

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