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Autostrade, sospesi tecnici e manager per i report falsati: “Così mentivano sullo stato dei ponti”

Pubblicato il 27/02/2020 10:57

Un manager, Antonino Galatà, e nove tecnici e ingegneri della Spea, società legata ad Autostrade e incaricata del monitoraggio della rete stradale italiane. Tutte persone ritenute “professionalmente inaffidabili” dal Tribunale del Riesame di Genova, che aveva accolto alla fine del dicembre 2019 la richiesta della procura per l’interdizione dal servizio e dalla professione dei dieci profili. Le indagini della Guardia di Finanza avevano evidenziato un meticoloso sistema di falsificazione dei report di oltre dieci viadotti sparsi per tutto lo Stivale.

Autostrade, sospesi tecnici e manager per i report falsati: "Così mentivano sullo stato dei ponti"

Strutture che erano considerate pericolante ma che venivano misteriosamente “guarite” all’interno dei dossier realizzati dalle dieci persone indagate, così che non fossero mai chiuse al traffico. Secondo il Tribunale, “professionisti talmente inaffidabili da non poter svolgere neppure la libera professione”. Una ricostruzione confermata dalla Cassazione, che nelle scorse ore ha fatto scattare, con sentenza definitiva, misure cautelari di sospensione dal servizio e dall’esercizio della libera professione per tutti, con durata di oltre un anno.

Autostrade, sospesi tecnici e manager per i report falsati: "Così mentivano sullo stato dei ponti"

Ingegneri e geometri colpito dal provvedimento non potranno nemmeno esercitare la libera professione per conto di enti pubblici o privati. Un filone di indagini che procedeva in parallelo a quello per la strage del Ponte Morandi, quando nell’agosto 2018 erano morte 43 persone per il cedimento della struttura (gli indagati sono 72). Nata proprio perché, dopo quel terribile episodio, gli uomini della Guardia di Finanza avevano messo sotto controllo il telefono dei dirigenti di Aspi e Spea. Scoprendo così che esistevano altre strutture che rischiavano di fare la stessa, drammatica fine.

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A luglio, il pm Walter Cotugno aveva chiesto l’arresto di Galatà e altre quattro persone all’interno di Spea sostenendo che ci fosse il pericolo di “reiterazione del reato”, ovvero che si continuasse a mentire sulle condizioni dei viadotti italiani. Il Riesame ha accolto la richiesta delle misure cautelari, respingendo gli arresti e confermando le interdittive dopo l’ok della Cassazione. L’ennesimo tassello di un puzzle sempre più inquietante, che vede gli italiani nel ruolo di vittime dello sciacallaggio di chi avrebbe dovuto gestire i loro interessi. Guai, però, a parlare ancora di revoca delle concessioni.

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