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Da pacifisti a guerrafondai. Indovinate di che partito sono i “signori delle armi” italiane?

Pubblicato il 01/04/2022 09:49 - Aggiornato il 07/12/2022 17:59

Ricordate la fiaba di Pollicino e delle sue briciole? Ecco, se seguissimo le briciole lasciate lungo il percorso della filiera delle armi, arriveremmo dritti dritti nella sede del Partito Democratico. Il Pd, infatti, come scrive e analizza Francesco Boezi sul Giornale, ha costruito una filiera tutta sua nella Difesa. “Negli anni, i Dem hanno dismesso gli abiti del neutralismo, occupando in maniera scientifica scranni e posizioni nelle istituzioni e negli enti affini che contano per il settore. Oggi si fa un gran parlare di aumento della spesa militare e diviene utile mappare i pesi ed i contrappesi partitici rispetto all’ambito”. L’elenco è lungo. (Continua a leggere dopo la foto)

Scrive Boezi: “Francesco Saverio Garofani, per volere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, siede come segretario nel Consiglio supremo di difesa. Prima dell’incarico istituzionale, che di solito spetta ad un militare, Garofani è stato eletto parlamentare con il centrosinistra per tre legislature. Si direbbe un’eccezione. Il segretario conosce il capo dello Stato sin dai tempi del Partito popolare e della direzione de Il Popolo, organo di riferimento del Ppi. Lo stesso ministro della Difesa è del Pd: Lorenzo Guerini è considerato il più influente tra i capi di Dicastero piddini. Roberta Pinotti, ex inquilina di via Venti Settembre, presiede la commissione Difesa del Senato e, insieme all’on. Luca Lotti, fa parte della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato”. (Continua a leggere dopo la foto)

È finita qui? Macché. “Basterebbe questa breve lista per segnalare quanta influenza abbia la formazione politica guidata da Enrico Letta sul da farsi, in Parlamento e nell’esecutivo, con la percentuale destinata alla spesa militare”. E quindi anche alle armi. “Questo però è un accenno di quello che assomiglia ad un monopolio. Tra gli onorevoli più attivi in materia, troviamo Alberto Pagani, capogruppo del Pd nella commissione dedicata, ed Enrico Borghi che si occupa più d’intelligence. Passiamo a quello che in gergo verrebbe definito «sottobosco». L’amministratore delegato di Difesa e Servizi è Pier Fausto Recchia, già deputato del Pd nonché ex consigliere dell’ex ministro Pinotti. Il direttore generale dell’Agenzia Industrie Difesa è l’ex senatore Nicola Latorre, che è stato individuato per la carica da Guerini e che era considerato un dalemiano doc ai tempi dei Democratici di sinistra”. Ancora? Ancora… (Continua a leggere dopo la foto)

“Andrea Manciulli, ex parlamentare del partito che ha sede al Nazareno, è passato dalla presidenza della Fondazione Fincantieri e dalla vicepresidenza di Fincantieri, dove si occupava anche dei rapporti con la Nato, a Leonardo. Il presidente della Fondazione Leonardo è Luciano Violante, ex presidente della Camera in quota Ds che è poi transitato nei Dem. Il vertice della Fondazione Med-Or di Leonardo – ente nato circa un anno fa – è l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. L’amministratore delegato di Leonardo, ancora, è il banchiere Alessandro Profumo, ex presidente del Monte dei Paschi di Siena ed ex amministratore delegato di Unicredit. Profumo, in passato, ha dichiarato di aver votato per le primarie piddine. La percezione, nei palazzi della rappresentanza politica e non solo, è che il disegno sia sistemico”. (Continua a leggere dopo la foto)

Un deputato della commissione Difesa ne fa pure una questione di riciclaggio politico, e dice al Giornale: “Da tempo la Difesa è diventata il dopo lavoro di chi è stato parlamentare Pd”. Poi un passaggio sul leader Maximo: “Non stupisce la disinvoltura di Massimo D’Alema nel millantare o meno conoscenze in quel settore così delicato. Si occupano d’industria ma poco di personale”. Dunque, da pacifisti a guerrafondai. Ora sappiamo di che partito sono i “signori delle armi” italiane.

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