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Amazon nella bufera: cosa ha fatto a una lavoratrice che stava al bagno

Pubblicato il 27/04/2022 08:21

Nuova bufera sul colosso Amazon e sul trattamento che riserva ai suoi dipendenti. Stavolta a far discutere è quanto accaduto a una lavoratrice che è stata in bagno per più di venti minuti e per questo Amazon l’ha multata: sospensione per un giorno dal lavoro. Come racconta Repubblica, “l’ispettorato del lavoro dà torto alla multinazionale fondata da Jeff Bezos, reputa la decisione della società spropositata e l’annulla”. La Filt Cgil, che ha seguito l’addetta nel ricorso contro l’azienda, denuncia: “I lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e vengono puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all’algoritmo”, spiega Luca Iacomino della Filt Cgil. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma il gruppo dell’e-commerce a sua volta replica: “Non monitoriamo le pause e non cronometriamo. È una questione di sicurezza”. La lavoratrice è un’addetta alla spedizione dei pacchi nel sito di Torrazza Piemonte, nell’hinterland di Torino. I fatti risalgono a gennaio. L’azienda contesta l’allontanamento dalla postazione all’1,15 di notte senza avvisare i responsabili. In più la donna si sarebbe fermata a parlare con una collega uscendo dalla toilette. L’ispettorato ha dato ragione alla lavoratrice, anche perché durante il procedimento di conciliazione, quello che le è stato contestato è stato anche ridimensionato dagli stessi rappresentanti di Amazon. (Continua a leggere dopo la foto)

Non si sarebbe fermata per 20 minuti, ma secondo la stessa valutazione dei responsabili Amazon la pausa non sarebbe durata per più di 15 minuti. E alla fine la stessa addetta avrebbe spiegato che “tra andare, restare e tornare dal bagno non sarebbero passati più di 10 minuti”. La società, spiega ancora Repubblica, durante la conciliazione, ha sottolineato che non sono previsti tempi massimi per andare in bagno, ma che la dipendente non aveva avvisato che aveva lasciato la postazione di lavoro. Sarebbe stata questa una delle colpe, ma l’addetta ha una mansione per cui non sarebbe necessario avvisare i responsabili. (Continua a leggere dopo la foto)

E secondo il sindacato non possono essere contestati i tempi di pausa legati a un bisogno fisiologico. “Siamo determinati ad andare avanti nella difesa dei diritti e nel far riconoscere ai lavoratori la corretta applicazione delle norme sul lavoro, del contratto nazionale di lavoro e sulla sicurezza negli ambienti di lavoro con la massima attenzione ai ritmi e carichi di lavoro”, dice la Cgil. Posizione che ha convinto l’ispettorato: di fronte al “no” dell’azienda di conciliare e di ridimensionare la sanzione, ha deciso di annullare il provvedimento disciplinare nei confronti della lavoratrice di Torrazza Piemonte. (Continua a leggere dopo la foto)

Amazon, però, smentisce la posizione della Cgil. “Quanto ha riportato non corrisponde al vero. Non monitoriamo le pause e non cronometriamo i nostri dipendenti. Gli operatori di magazzino possono usare il bagno ogni qualvolta ne sentano la necessità e senza essere controllati”, sottolinea la società. E aggiunge: “La sicurezza sul luogo di lavoro è una delle nostre prerogative, per questo motivo chiediamo a tutti i lavoratori di informare il proprio responsabile in caso di assenza dalla postazione di lavoro, nel pieno rispetto delle direttive del contratto nazionale. In questo sito impieghiamo oltre 1.500 lavoratori e, per motivi di sicurezza, è essenziale che le persone seguano queste procedure. Non farlo potrebbe avere conseguenze significative, soprattutto in caso di emergenza o evacuazione”.

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