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Affari sulle armi all’Ucraina. Altro che pace! Ecco chi e come ci guadagna sul business della guerra

Pubblicato il 22/05/2022 11:05

In guerra tutto è concesso, più o meno. Quando c’è un conflitto, la morale umana tocca sempre il punto più basso, sia sul campo di battaglia che fuori dai confini bellici. Sono in molti, infatti, a non vedere l’ora di fiondarsi sulle “opportunità” che la guerra offre, sia in tema di profitti che di vantaggi geopolitici. In tal senso, in questi mesi, l’Europa è l’epicentro di questa rete di loschi interessi, tanto da portare qualcuno a tentare una clamorosa “cresta” sull’invio delle armi all’Ucraina.
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Il business delle armi all’Ucraina

Come riportato da un articolo del Corriere della Sera, si evidenziano possibili «sospetti di mancata trasparenza e ritorsioni per mancate restituzioni» sul fondo istituito per rimborsare i Paesi che hanno deciso di inviare “aiuti militari” a Kiev, con tanto di risarcimento per ogni arma spedita per sostenere il conflitto contro la Russia. Lo Stato Maggiore dell’Unione Europea, infatti, ha tagliato le cifre sui rimborsi richiesti: solo 596 sono stati approvati, sui 703 milioni di materiale bellico inviato all’Ucraina. Le nazioni Ue hanno chiesto, poi, altri soldi in merito ad altre tranche di armi donate alla causa Ucraina, ma molte note spese risultano essere ancora oggi “sotto esame”.
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Richiesti maggiori chiarimenti

Bruxelles si è adoperata per richiedere agli Stati membri la presentazione di nuove specifiche e documenti, come forma di “garanzia per la trasparenza e la correttezza” delle procedure. Evidentemente, un monito per chi sta cercando di ricevere rimborso “creativi”. La Germania tra i principali dubbiosi in merito a tali richieste. «I tedeschi – sottolinea il Corriere – vogliono capire quale criterio contabile applichino i partner quando cedono materiale bellico fuori produzione e chiedono però il rimborso sulla base del ‘costo di sostituzione’ con le armi nuove».
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Il falso perbenismo

Dunque, sembra esserci addirittura chi tenta di fare la “cresta” sulla pelle dei cittadini ucraini, foraggiando il conflitto per mero interesse economico, in barba al falso perbenismo che vorrebbe attribuire l’invio delle armi come puro atto di solidarietà verso il Paese invaso. Il rappresentante tedesco ha addirittura minacciato di non dare il via libera ai fondi in assenza di “ulteriori chiarimenti”. Cosa che, in verità, appare del tutto logica. Italexit con Paragone si è sempre opposto, fin dal principio del conflitto, all’invio delle armi all’Ucraina, sostenendo altresì lo sforzo diplomatico finalizzato alla ricerca di un accordo che possa garantire una pace duratura.

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