Ristoratori, albergatori e gestori di impianti dovranno mettersi presto l’anima in pace: il governo ha deciso di dichiarare guerra alla stagione sciistica, e pazienza se in tanti speravano nell’arrivo delle vacanze invernali per provare a respirare un po’ dopo tante settimane di restrizioni, chiusure e difficoltà economiche. Salvo improvvisi ripensamenti, l’esecutivo ha così deciso di ignorare le proteste di un settore che rischia di far registrare perdite mostruose, convinto che un allentamento potrebbe essere pericoloso: le conseguenze, numeri alla mano, rischiano però di essere pesantissime.
Nella peggiore delle ipotesi, quello di una chiusura prolungata di tutti gli impianti anche nelle prossime settimane, il rischio è infatti quello di un crollo del fatturato fino al 70%, che quantificato equivale a una perdita secca di quasi 8,5 miliardi di euro. La conta è già iniziata, visto che il clima di sfiducia ha già spinto tanti turisti italiani e stranieri ad annullare le prenotazioni. Tra lo sconforto degli operatori, che si sgolano ancora inutilmente: “Ci si unisce per chiudere uno sport che si fa all’aria aperta – ha commentato amaramente Valeria Ghezzi, presidente dell’associazione degli operatori funiviari italiani – che è per sua natura distanzato e solo perché secondo il governo non siamo in grado di gestire la distanza nei punti di partenza delle cabinovie”.
“Chiediamo – ha aggiunto Ghezzi – che su questo si decida non seguendo l’emotività, ma il contesto generale delle riaperture. È evidente che se il paese è tutto chiuso, i pronti soccorso sono in affanno, le terapie intensive piene, noi non pretendiamo che si vada a sciare, perché la salute vene prima di tutto. e non andiamo al ristorante non andiamo nemmeno a sciare. Non chiediamo un trattamento diverso. Ma nel momento in cui il Paese riapre, in qualsiasi modo riapra, lo sci non è da demonizzare. Dietro questo mondo, non ci sono ricchi italiani o stranieri che vogliono fare la vacanza sulla neve, ma un industria che nel complesso vale 120 mila posti di lavoro”.
Nessuna delle proposte avanzate al momento per facilitare la riapertura degli impianti sembra aver convinto il governo: né l’obbligo di indossare le mascherine durante l’attività sportiva, né una gestione diversa degli impianti, con un numero ridotto di persone a bordo di ogni seggiovia e di ogni cabinovia. Al momento, i giallorossi continuano la loro personale battaglia a scii e racchette. A costo di mandare in fumo 8,5 miliardi.
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