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“Offriamo 9 miliardi di dollari”, così Johnson & Johnson prova a salvarsi dallo scandalo

Pubblicato il 05/04/2023 19:36 - Aggiornato il 05/04/2023 19:37

Secondo le accuse, i vertici di Johnson & Johnson sarebbero stati a conoscenza da almeno vent’anni della presenza di tracce di amianto nel suo borotalco, uno dei prodotti più venduti dalla multinazionale e destinato anche ai bambini, nonché in alcuni prodotti cosmetici. Adesso, propone una composizione: “Risolverà in modo equo ed efficiente tutti i contenziosi”. Questa la frase del comunicato della casa farmaceutica americana che più colpisce. Può essere equa una somma di denaro per quanto alta per compensare una vita, anzi più vite? Noi pensiamo di no, e sottolineiamo pure che per il colosso farmaceutico statunitense gli 8,9 miliardi di dollari di risarcimento, da destinare alle 38.000 persone che hanno fatto causa all’azienda – per lo più donne a cui l’amianto presente nel talco aveva provocato il cancro alle ovaie – sono ancora pochi rispetto ai ricavi pari a 23,312 miliardi di dollari del solo secondo semestre del 2021, di cui dava conto MilanoFinanza il 21 luglio di quell’anno (un boom di utili dovuto essenzialmente alla produzione e successiva commercializzazione del vaccino anti-Covid della sua controllata Janssen). L’accordo proposto dalla compagnia con sede in New Jersey deve, ora, essere vagliato dal tribunale competente. Nell’ottobre del 2021, Johnson & Johnson ha creato una controllata, LTL Management, a cui ha ceduto le cause legate al talco e poi ne ha dichiarato la bancarotta, sospendendo le azioni legali. Una mossa diabolica, che sembra anche un’ammissione di colpa. (Continua a leggere dopo la foto)
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johnson & johnson risarcimento borotalco cancerogeno

Come si ricorderà, la rivelazione sulle omesse comunicazioni e il mancato ritiro dei prodotti era emersa grazie a un’inchiesta della Reuters, che nel dicembre del 2018 fece crollare il titolo della Johnson & Johnson a Wall Street. Da decine di documenti interni, e sin dal 1971, si evincerebbe come all’interno del gruppo ci fossero timori per alcune sostanze nel talco. Come ricorda Il Sole 24 Ore, le cause intentate contro la Johnson & Johnson sostengono che il talco abbia causato alle utilizzatrici il cancro alle ovaie, dovuto all’uso per l’igiene femminile, poiché i cristalli contenuti nel prodotto passano nel tratto urinario e genitale arrivando alla cavità peritoneale dove ci sono le ovaie. Anche il mesotelioma, un tumore che colpisce i polmoni e altri organi, potrebbe essere indotto dall’amianto stesso, ganto che, sempre nel 2018, la multinazionale fu condannata a risarcire Stephen Lanzo, ammalatosi di cancro, con 95 milioni di euro. Nonostante tutto ciò, e nonostante nel 2006 l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro avesse classificato il borotalco stesso tra le sostanze cancerogene, se usato sui genitali femminili, nessuna agenzia federale statunitense lo aveva rimosso dal mercato. (Continua a leggere dopo la foto)
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Ecco fin dove arriva il potere di Big Pharma: il business delle multinazionali, in tutta evidenza, conta più della nostra pelle. L’azienda non ha mai ammesso illeciti, ma ha annunciato, bontà sua, che smetterà di vendere la nota polvere per l’igiene dei bambini a base di talco a livello globale nel corso di quest’anno: l’ingrediente sarebbe sostituito con l’amido di mais. Con non poco coraggio, Erik Haas, vicepresidente del contenzioso di Johnson & Johnson, ha dichiarato: “Continuiamo a credere che queste affermazioni siano pretestuose e prive di valore scientifico”.

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