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La ricetta (sbagliata) del governo: alle imprese servono aiuti veri, non altri debiti

Pubblicato il 29/04/2020 10:04 - Aggiornato il 29/04/2020 10:13

Gli italiani iniziano pericolosamente ad avvicinarsi al punto di ebollizione. Lo dimostrano le proteste di questi giorni, con i parrucchieri incatenati di fronte ai propri negozi che lo Stato impone restino ancora chiusi. Lo si intuisce chiaro dalle tante iniziative social già annunciate per testimoniare il proprio dissenso verso una Fase 2 debolissima, l’esatto opposto di quanto richiesto da famiglie che faticano ad arrivare ormai a fine mese. Di fondo, a venire a galla in queste ore di tensioni sono tutte le magagne di un governo, quello guidato da Giuseppe Conte, che non ha ancora capito la portata di una crisi colossale. Dettaglio evidente, quest’ultimo, ogni volta che sentiamo un esponente dell’esecutivo giallorosso pronunciare la parola liquidità.

La ricetta (sbagliata) del governo: alle imprese servono aiuti veri, non altri debiti

Sì perché mentre Conte continua a sottolineare a ogni conferenza stampa la portata degli sforzi fatti, nel governo si continua a giocare con quel termine, liquidità, che ha un suono apparentemente piacevole e che però, quando si parla delle nostre imprese, andrebbe sostituito con una parolina decisamente meno soave: debito. Lo stando sottolineando tanti economisti e politici in queste ore, in ultimo Daniele Manca sulle pagine del Corriere della Sera: che si tratti dei 25 mila euro garantiti interamente dallo Stato o degli altri scaglioni fino a 800 mila, in ogni caso parliamo ogni volta di soldi che le aziende, in qualche modo, dovranno poi restituire.

La ricetta (sbagliata) del governo: alle imprese servono aiuti veri, non altri debiti

Normale, allora, che dal più piccolo dei bar all’azienda più grande i dubbi siano gli stessi. Come farò a restituire somme del genere in un momento in cui non so nemmeno quanti clienti si affideranno ancora a me da qui alla fine dell’anno? Il tutto senza poter avere certezze sulla durata dell’emergenza, che potrebbe trascinarsi ancora a lungo in attesa di una soluzione definitiva al Covid-19. E allora, caro governo, perché non mettere in campo risorse all’altezza di questa situazione senza precedenti? Sarebbero serviti fondi da utilizzare senza l’obbligo della restituzione, magari con richiesta di autocertificazione delle perdite subite. Utili ad avviare una crescita economica vera in un momento così delicato. Un atto d’amore vero, da parte di un governo che invece simili dimostrazioni d’affetto le chiede ora alle banche nei confronti dei cittadini.

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Se era parlato, nel mare magnum di proposte di cui Conte & co. hanno discusso senza poi passare all’atto pratico: risorse dirette in tasca alle aziende medio-piccole. Con l’Italia che, come conseguenza naturale, finirà per aumentare il proprio debito. Ma darà almeno un aiuto concreto, vero a chi continua a dover tenere abbassate saracinesche che ora teme di non poter più rialzare. Magari nel frattempo lottando anche contro quell’opprimente burocrazia che rende ogni intervento lento, complicato, incerto. Di questo hanno bisogno gli imprenditori italiani: di un governo schierato davvero al loro fianco. Che badi più al loro futuro che all’organizzazione dell’ennesima conferenza stampa a reti unitificate.

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