di Francesca Menin
Il TAR del Lazio, in data 2 dicembre 2020, ha emanato un’interessante ordinanza dalla cui lettura si evince che il governo dovrebbe rendere noti i verbali del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) all’atto di pubblicazione della serie infinita di DPCM.
Nella fattispecie, la questione giuridica a dibattimento riguarda l’obbligo di indossare la mascherina al banco anche per gli studenti nella fascia d’età 6-11.
Il ricorrente ha dotato di saturimetro il proprio figlio, il quale lo ha utilizzato a scuola, registrando i dati emessi dall’apparecchio.
Le amministrazioni citate in giudizio, nella loro memoria difensiva, fanno riferimento al verbale del CTS n.104/2020 – che in realtà non obbliga all’utilizzo della mascherina, anzi si legge: «In particolare, l’Organizzazione mondiale della sanità, in un recente documento del 21 agosto fornisce indicazioni rispetto all’uso delle mascherine in ambito scolastico differenziandole per fasce di età. Fra 6 e 11 anni: uso condizionato alla situazione epidemiologica locale, prestando, comunque, attenzione al contesto socio-culturale e a fattori come la compliance del bambino nell’utilizzo della mascherina e il suo impatto sulle capacità di apprendimento» – ma non citano i verbali n. 122 e 123 delle sedute del 31 ottobre e del 3 novembre 2020 ai quali si dovrebbe riferire il DPCM del 3 novembre.
Il decreto impone l’utilizzo delle mascherine al banco su tutto il territorio nazionale, anziché tener conto della situazione epidemiologica del territorio in oggetto (in questo caso la Sardegna) come previsto dal verbale del CTS n. 104/2020 citato dalle amministrazioni.
Il Collegio ritiene inoltre di dover approfondire le questioni, anche di legittimità costituzionale, e obbliga l’amministrazione a fornire le copie dei verbali del CTS
Al di là dell’argomento di dibattimento, è interessante notare che i ricorrenti chiedono l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, non solo dell’articolo 1 ma anche dell’intero DPCM.
La giustizia amministrativa ritiene quindi di dover vederci chiaro e ordina all’Avvocatura dello Stato di fornire i verbali e le evidenze scientifiche entro trenta giorni, in nome della trasparenza.
Questo potrebbe valere per qualsiasi altra puntata (a reti unificate) dei futuri DPCM. Il Governo sarà obbligato, in futuro, a dover motivare, all’interno di ogni nuovo decreto, le evidenze scientifiche e i pareri degli esperti a supporto delle misure restrittive?
Si degnerà di renderci partecipi o vorrà agire come l’amico Ranieri Guerra? O, ancora, preferirà la strada del silenzio come ha fatto con gli accordi stipulati con le case farmaceutiche?
*Insegnante, membro del coordinamento Veneto di Italexit con Paragone.