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“L’unica soluzione é tenere aperti in sicurezza”

Pubblicato il 29/10/2020 11:48 - Aggiornato il 29/10/2020 13:35

di Lorenza Morello, presidente nazionale APM.

Sono bastate poche ore dall’entrata in vigore dell’ultimo DPCM per scatenare una serie di chiamate, email e sms da parte d’imprenditori che, al limite della disperazione, si sono rivolti alla sottoscritta per avere un consiglio o anche, solo, un po’ di conforto.

Questi appelli, uniti alle immagini di Napoli, mi hanno fatto intravedere l’unica via d’uscita possibile da quella che può essere ben più di una crisi, ma una catastrofe epocale senza precedenti. E la soluzione è una resistenza pacifica da parte di chi ha adottato, investendo le proprie economie -e pressoché senza aiuto da parte dello Stato-, tutte le misure richieste (ivi comprese quelle insensate) per potersi permettere di lavorare in sicurezza.

È profondamente ingiusto andare a colpire settori in modo generalizzato senza invece sanzionare solo chi non ha adottato le misure richieste. Per questo, è fondamentale che il ceto produttivo si coalizzi e dia vita ad una resistenza civile e fondata sul diritto citato dall’art. 1 della Costituzione, che è il diritto al lavoro. L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sull’assistenzialismo, e attraverso il lavoro passa la dignità delle persone.

Ebbene, è ora che il popolo riprenda il proprio posto di sovrano e, a fronte di uno Stato che in questi mesi non ha svolto i propri compiti di adeguamento (tanto è vero che le terapie intensive sono già in crisi e le scuole rischiano di chiudere di nuovo perché nulla è stato fatto tranne gli assurdi “banchi a rotelle” idea di qualche genio pagato con i soldi delle nostre tasse), gli imprenditori che invece hanno fatto tutto ciò a loro richiesto, tengano le serrande alzate e contribuiscano al superamento di questa crisi minimizzando i danni per quanto possibile, e senza gravare ulteriormente sulle casse dello stato.

I rappresentanti di categoria dovrebbero lottare per questo, non per gli indennizzi, come mi sono sentita dire personalmente da un presidente di una nota associazione di categoria. Dire che queste mie parole incendiano gli animi è offensivo perché qui gli animi sono stati incendiati da un Governo vessatorio, non da chi chiede rispetto per il ceto produttivo che ha adeguato le proprie attività alle norme (ivi comprese quelle assurde) varate in questi mesi.

Dal canto nostro, siamo a disposizione per aiutare legalmente e a titolo totalmente gratuito chiunque, nello svolgimento delle proprie attività, subisse qualsiasi tipo di sanzione da parte di una pubblica amministrazione che, oggi più che mai, sta mostrando tutto il proprio scollamento tra l’Italia che lavora e la stanza dei bottoni.