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La UE, il debito e la democrazia

Pubblicato il 11/11/2020 12:53

di Matteo Masi.

Il Corriere della Sera in un recente articolo afferma che «starebbero cambiando le regole del debito» e che staremmo assistendo all’ascesa di un «nuovo paradigma». Ma è davvero così? 

Andiamo ad analizzare l’articolo per capire insieme se ci troviamo davvero davanti a qualcosa di nuovo. 

Il debito pubblico è «un’opportunità o un costo» si chiede retoricamente Alessandro Tentori di Axa Italia: «un’opportunità epocale che non va sprecata», dice, perché, grazie agli «enormi, forse infiniti, bilanci delle banche centrali», il debito diventa sostenibile. Siamo diventati tutti ultra keynesiani. Se è sostenibile il debito giapponese (al 230% del PIL nel 2019) lo diventa anche quello italiano e, a maggior ragione, quello degli Stati Uniti che, se calcolato con i nostri criteri, dovrebbe salire quantomeno al 135% del PIL nel 2020». 

In questo passaggio il Corriere cita, come più volte è stato fatto da chi ha analizzato negli anni i sistemi monetari, il Giappone come caso di debito sostenibile (oltre agli USA). Ci fa piacere che anche i giornalisti mainstream si stiano interessando al caso del Giappone, che ha questo rapporto debito/PIL da qualche anno. Ma allora perché solo ora viene usato come esempio di debito sostenibile?  

Sembra inoltre che solo oggi i giornali si stiano accorgendo del bilancio della BCE, che viene definito «enorme, forse infinito», ma possiamo risolvere il dubbio al giornalista con le parole di Mario Draghi, che qualche anno fa, alla domanda di un giornalista – «la BCE può finire i soldi?» –, rispose: «Tecnicamente no, la BCE non può finire i soldi». 

Ma come, non era un “nuovo paradigma”? Ma andiamo avanti… «Grazie alla repressione finanziaria esercitata dalle banche centrali – continua l’articolo – le nuove emissioni finiscono a costo zero per lo Stato». 

E qui troviamo un altro punto molto importante, il costo del debito. Qui si ammette candidamente che è la BCE a deciderne il costo, e che tramite gli acquisti può portare a zero il costo per lo Stato. Quindi possiamo finalmente mettere un punto su spread e mercati: la BCE può, quando vuole, azzerare il costo del debito. Ma allora perché negli anni scorsi non l’ha fatto? Ci arriviamo… 

«Cos’è il debito “netto”? Netto da cosa? Ma dai titoli in portafoglio alla banca centrale che là resteranno (quasi) in eterno. E, visto che la BCE (tramite Banca d’Italia) finirà a breve per detenere il 30% del nostro debito pubblico, il netto si ridurrebbe di quasi 800 miliardi e finirebbe per pesare sul Pil solo per il 110%. Inoltre, gli oneri su quegli 800 miliardi sarebbero pressoché nulli, una sorta di partita di giro, poiché la Banca d’Italia li trasferirebbe ogni anno al Tesoro sotto forma di dividendi». 

In questo ultimo punto vengono a galla gli ultimi due punti sul debito. Da una parte l’ammissione che di fatto la BCE sta già monetizzando il debito degli Stati e dall’altra il fatto che i titoli detenuti dalla banca centrale non sono un onere per lo Stato ma anzi che gli interessi vengo girati al Tesoro! 

Cosa abbiamo imparato quindi da questo articolo del Corriere? Che non c’è praticamente nulla di nuovo in quello che la BCE sta facendo in questo periodo di crisi: sta solamente facendo il proprio lavoro, non siamo in un “nuovo paradigma”, semplicemente le élite europee hanno dovuto calare la maschera di fronte alla crisi peggiore dell’ultimo secolo. Il re è nudo. 

Ma crediamo che i giornalisti del Corriere questo lo sappiano benissimo. Infatti nello stesso articolo, in chiusura, leggiamo: «Come tutti i nuovi paradigmi, anche questo della sostenibilità del debito presuppone che le condizioni future rimangano quelle che abbiamo visto negli ultimi mesi. E, per quanto riguarda l’Italia […], che sia scongiurato il rischio di un eventuale governo euroscettico». 

Dicevamo: perché se la BCE poteva azzerare il costo del debito non l’ha fatto? Beh, proprio per quanto è scritto in questa frase. Le decisioni prese dalla BCE sono decisioni politiche, orientate a rafforzare l’egemonia della UE sullo Stato italiano. Non azzardatevi quindi, cittadini italiani, a votare un governo euroscettico, perché questo “nuovo paradigma” vi è concesso solo se rimanete subalterni alla UE. 

La UE è, sostanzialmente, la morte della democrazia.