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La palla al piede dei siciliani: la mancata continuità territoriale

Pubblicato il 14/12/2020 13:40

di Franco Tiano e Luca Pinasco

Un’azienda Siciliana rispetto ad un’altra qualsiasi azienda italiana ha un enorme svantaggio: per vendere i suoi prodotti nel territorio nazionale deve attraversare –a caro prezzo- lo Stretto di Messina. Lo stesso svantaggio è estendibile agli oltre 5 milioni di cittadini siciliani. Non a caso l’articolo 16 della Costituzione prevede la garanzia al “diritto di mobilità” il quale deve essere esteso a tutti i cittadini, evitando qualsiasi forma di penalizzazione. 

Considerando che lo Stretto di Messina è un corridoio obbligato per lo spostamento di persone e mezzo da e verso il continente, appare dunque evidente che un servizio -veloce e a basso costo- di traghettamento di passeggeri e mezzi, da una sponda all’altra, corrisponde a un fondamentale obiettivo di interesse pubblico.

Tale servizio essenziale non può essere lasciato in mano a monopolisti privati, ma dovrebbe essere gestito dallo Stato in condizioni di profitto zero, se non di perdita, oppure dovrebbe essere regolamentato attraverso l’imposizione agli operatori privati di limiti alle tariffe, con il fine ultimo di non far pesare sulle tasche dei cittadini siciliani lo svantaggio geografico. Invece non solo il servizio delle navi traghetto delle Ferrovie dello Stato non è stato rafforzato, ma al contrario, è stato ridotto drasticamente (eliminando, il trasporto dei treni), per di più applicando tariffe pressoché identiche al servizio privato.

Il risultato di tali politiche è drammatico: imprese private gestiscono il transito fissando tariffe monopolistiche, registrando enormi profitti, a totale detrimento dei cittadini e delle imprese siciliane. Oltre dieci milioni di transiti ogni anno, milioni di siciliani che pagano 75 euro per spostarsi in auto e 250 euro per furgoni e camion ad ogni attraversamento. 

Dunque, da un lato l’azienda siciliana vede crescere i suoi costi di trasporto rispetto a qualsiasi altra azienda italiana dell’ammontare di queste pesanti tariffe e dall’altro vede rallentare i suoi tempi di percorrenza a causa delle pesanti code che si creano ai traghetti. Un pesantissimo svantaggio economico che nel corso degli anni ha penalizzato gravemente l’economia siciliana e che lo Stato e la Regione devono immediatamente risolvere.

A questo si fa riferimento con il concetto di “continuità territoriale” ovvero la capacità di garantire un servizio di trasporto che abbatta il gap che grava sui cittadini penalizzati dal vivere in territori meno favoriti per la loro posizione geografica, cosa che comporta, come nel caso della Sicilia, l’isolamento. Tale concetto s’inserisce dunque nel quadro più generale di garanzia dell’uguaglianza sostanziale dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale.

Per tali ragioni Italexit con Paragone – Sicilia ritiene che garantire la continuità territoriale sia un’esigenza sociale estremamente urgente per necessità improrogabili di salute, di lavoro, di istruzione così come ritiene che sia una conditio sine qua non per lo sviluppo economico siciliano.

Al fine di raggiungere tale fondamentale obiettivo Italexit con Paragone – Sicilia chiede allo Stato e alla Regione Sicilia:

  1. Regolamentazione pubblica sotto forma di “limiti massimi di prezzo” per ridurre le tariffe ad almeno il 50% di quelle attuali per i cittadini siciliani. A detta delle aziende private oligopolistiche la normativa europea vieta tariffe differenziate, più propriamente definite “discriminazioni di prezzo” (Regolamento UE 1177/2010, art.4, par.2). Se così fosse, la regolamentazione pubblica andrebbe imposta anche in violazione di tale trattato, per garantire il diritto costituzionale di eguaglianza tra i cittadini.
  2. La creazione di un operatore nazionale, a partire dal ramo aziendale di Ferrovie dello Stato, che fornisca il servizio di trasporto sullo Stretto a tariffe minori o uguali al costo di produzione del servizio e che sia in tal modo capace di creare un regime concorrenziale con gli operatori privati.
  3. Aumentare considerevolmente il numero di corse marittime giornaliere, in modo da ridurre tanto le lunghe code, quanto l’inquinamento atmosferico che la città di Messina sopporta, derivante dal gran numero di Tir e mezzi pesanti in transito contemporaneamente. Aumentare le corse è possibile se si inizia ad operare non più secondo la logica di massimizzazione del profitto quanto invece quella di massimizzazione dell’interesse pubblico.
  4. La realizzazione di una più comoda, ampia e ben congegnata rada d’attracco, che possa accogliere più navi traghetto, al fine di migliorare il servizio in qualità, impatto ambientale, servizi per i diversamente abili e politiche tariffarie.