di Carlo Viberti.
Dal mio osservatorio all’estero, noto come l’accordo tra la Gran Bretagna e l’UE post-Brexit stia suscitando molteplici reazioni fra vari politici di quegli Stati del continente Europa che non aderiscono a questa Unione sempre più Germano-centrica, quali ad esempio la Svizzera, o quelli che, seppur aderendovi, abbiano saggiamente mantenuto la propria sovranità monetaria, come Bulgaria, Romania, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Svezia.
Interessante ad esempio notare come gli svizzeri, in particolare, enfatizzino il fatto che la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) non avrà alcun ruolo nella risoluzione delle controversie fra UE e Gran Bretagna e vogliano chiedere al proprio Consiglio federale di rinegoziare l’accordo quadro su questo punto.
Il Regno Unito, oltremodo, non sarà neppure obbligato a riprendere il diritto comunitario.
Per i nostri vicini alpini ( dove, inter alia, è permesso quasi ovunque di sciare per non uccidere l’economia montana come viceversa sta avvenendo sulle nostre Alpi), i britannici hanno evitato proprio ciò che viene criticato del progetto di accordo quadro istituzionale tra la Svizzera e l’UE.
Anche l’Italia, se volesse finalmente riprendere il controllo della propria economia e della propria valuta, dovrebbe similmente trattare con i franco-tedeschi, in primis, affinché si giunga ad un nuovo trattato, simil Brexit , avendo ora la conferma che un accordo con l’UE è possibile anche in materia economica a 360 gradi, senza la CGCE e senza un’adozione dinamica del diritto.
E non ci sono solo gli «euroscettici» a sottolineare questo punto.
Secondo vari politici dei summenzionati Paesi esistono molte nuove opportunità dopo l’accordo UE-GB .
Da notarsi anche che uno svincolo dall’€ non obbligherebbe l’Italia ad allontanarsi drasticamente dalla UE come sta invece facendo la più orgogliosa Gran Bretagna: una uscita razionale dall’UE ovvero, anglofonicamente, una soft Italexit consentirebbe il mantenimento di un reciproco accesso ai mercati ovvero un canale privilegiato fra mercato interno comunitario e mercato interno italiano, utile ad entrambe le parti, con un percorso bilaterale che ridia dignità ed autonomia ad una Italia con la nuova lira e sostenga in modo serio e saggio la ricostruzione socio-economica e culturale di uno stivale in drammatico degrado.
Si noti, ad ulteriore esempio, anche il fatto che in futuro le relazioni tra Londra e Bruxelles saranno molto meno strette di quelle tra la Svizzera e l’UE o fra la Svezia e l’UE, sottolineando tuttavia come ciò non tolga autonomia nelle scelte economiche e monetarie ai rispettivi Paesi ( es. Confederazione elvetica o Stato scandinavo): l’Italia potrebbe fare altrettanto.
Grazie al Trattato sugli ostacoli tecnici al commercio, le imprese svizzere hanno un accesso facilitato al mercato UE, che non è più concesso ai britannici.
E l’Italia è, comunque, economicamente e produttivamente di fondamentale importanza in molteplici settori strategici per il “di-fatto dominus” dell’UE ovvero per la Germania, che sicuramente non potrebbe perdere rapporti privilegiati col mercato italiano.
Adottando una politica keynesiano-centralista in tutti i servizi essenziali pubblici (sanità, scuola, ricerca scientifica, cultura, infrastrutture materiali e digitali, tutela ambientale / archeologica / architettonica del Bel Paese), una Italia più vicina a politiche elvetiche che alla Brexit potrebbe davvero ambire a ritornare agli antichi splendori rinascimentali.
D’altronde, come diceva Cicerone nel De Oratore “Historia Magistra Vitae”; basti solo ricordare le teorie di William Potter nel 1650, epoca di rapido ed altrettanto drammatico collasso economico del territorio italico proprio dopo il Rinascimento, avente come con-causa la peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633. Già allora William Potter per il proprio territorio proponeva un’associazione fra mercanti che garantiscano congiuntamente una cartamoneta con le proprie mercanzie: utilizzando un mezzo di pagamento che “a differenza di oro ed argento è liberamente espandibile, basterà accrescerne la quantità per portare la ricchezza del Paese a vette INIMMAGINABILI” e tutto ciò senza rischi di inflazione fuori controllo: infatti, il conseguente aumento della produzione di beni ed, aggiungo io, di servizi in borghi di rispettive eccellenze italiche nell’ambito di riqualificate macro-circoscrizioni urbane ed in borghi rurali ed alpini di rigenerata eccellenza, generando una economia finalmente sbloccata dai vincoli della UE , sarebbe talmente violento da provocare non l’aumento dei prezzi ma la loro diminuzione, proprio come prevedeva Potter nel XVII secolo.
Qualcuno provi a spiegarlo all’ex comunista ed ex docente di storia, attualmente incaricato di gestire l’economia italiana.