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Brexit, nuovo boom economico per il Regno Unito: +7,8% di Pil e addio Covid. E l’Ue?

Pubblicato il 07/06/2021 16:18

Guai a dire che è grazie alla Brexit. Non sia mai! Altrimenti poi gli euroinomani nostrani ci restano male, e chissà quanto staranno rosicando a Bruxelles. Il Regno Unito, infatti, secondo uno studio di Goldman Sachs ripreso da Repubblica, sarà il Paese in occidente a crescere di più dopo il Covid. “Nonostante la Brexit”, scrivono. Altro che “nonostante”! È “grazie” all’addio a Bruxelles, invece. Nel 2021 il Paese guidato da quel brutto e cattivo di Boris Johnson crescerà più di tutti, anche degli Stati Uniti di Joe Biden: +7,8% di Pil contro +7,2%. (Continua a leggere dopo la foto)

Secondo Sven Jari Stehn, economista della banca americana, quest’anno “il Regno Unito andrà ben oltre il +5,5% calcolato dal Bloomberg Consensus” e pure della media di crescita mondiale prevista dal Fmi (6%). La Banca d’Inghilterra, difatti, ora parla di una crescita per quest’anno dello 7,25%, sebbene il ritorno ai livelli pre-Covid sia previsto soltanto nel 2022: il Pil di marzo 2021 è difatti ancora del 5,9% inferiore a quello di febbraio 2020. Come è stato possibile questo recupero, quasi miracoloso, da parte di Londra, rispetto agli altri Paesi? (Continua a leggere dopo la foto)

“Goldman Sachs non ha dubbi: lo straordinario piano vaccinale del governo di Boris Johnson, con oramai oltre 63 milioni di inoculazioni e quattro quinti della popolazione adulta che ha ricevuto almeno una dose, unito al lungo lockdown totale iniziato il 3 gennaio scorso che ha abbassato di molto i contagi”. Questo benefico mix di misure e immunità non solo ha fatto crollare i decessi (-97% rispetto al picco della seconda ondata) e i ricoveri ospedalieri (siamo al 3% rispetto al record negativo dello scorso gennaio) ma sembra abbiano ridato un enorme senso di fiducia. Non solo ad addetti ai lavori ed economisti, ma anche agli imprenditori e agli stessi consumatori. (Continua a leggere dopo la foto)

Un piano, ricordiamolo, che il Regno Unito ha potuto attuare perché libero dai vincoli dell’Ue. Cosa che ad esempio non ha potuto fare l’Italia che ancora aspettava le dosi da Bruxelles. E sempre in questa direzione va visto l’eccezionale sostegno dello Stato britannico a imprese e lavoratori durante la pandemia. Proprio come da noi, vero? E cioè: cassa integrazione nazionale (80%) a tutti, nel settore pubblico e nel privato, prestiti e aiuti a pioggia per negozi e attività non essenziali costrette a chiudere nel mesi scorsi. (Continua a leggere dopo la foto)

Negli ultimi due mesi la disoccupazione in Regno Unito è paradossalmente scesa: dal 5,1% di gennaio, al 5% di febbraio fino al 4,9% di marzo. “In pratica, le imprese hanno paradossalmente ripreso ad assumere già durante il lockdown totale in corso in quei mesi. C’è poi un secondo fattore importante: i britannici hanno tanti soldi da spendere in questo momento, proprio grazie ai sostanziosi aiuti dell’ultimo anno concessi dal governo, tutti soldi cash e disponibili in poche ore”.

Inoltre, sempre quei cattivoni della Brexit, hanno sospeso la tassa del passaggio di proprietà, facendo sì che il mercato immobiliare, e dunque quello dei mutui, sia più o meno ai livelli pre-pandemia. Anche il settore delle costruzioni è “rimbalzato” del +1,6% tra gennaio e febbraio 2021, in pieno lockdown. Tutto questo fa sì che la fiducia tra i consumatori sia letteralmente esplosa appena hanno riaperto pub, ristoranti e negozi non essenziali qualche settimana fa.

Durante la pandemia il debito pubblico britannico ha sfondato quota 100%, crescendo di oltre 20 punti, proprio per sostenere lavoratori e imprese, con evidenti ottimi risultati. Altro che Recovery Fund farlocchi di cui non si vede ancora un euro e vincoli pazzeschi da parte di Bruxelles.

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