Le conseguenze della crisi coronavirus, ormai lo abbiamo capito tutti, saranno terribili. Per le aziende italiane, innanzitutto, vittime di un disastro senza precedenti, un crollo di sistema che nel biennio 2020-2021 potrebbe pesare per una cifra complessiva che, calcoli alla mano, oscillerebbe tra i 270 e i 650 miliardi di euro. Lo choc più clamoroso, per il nostro sistema, dal Dopoguerra a oggi. Con danni concentrati principalmente sul Lombardia e Lazio, dove molte aziende hanno sede, ma con conseguenze per ogni Regioni del Paese, in misura variabile.
A fronte di uno scenario così cupo, non possono che balzare agli occhi, allora, gli sforzi fatti da un governo italiano che ha sì messo mano al portafogli, ma in misura al momento ancora insufficiente. I nostri 26 miliardi di euro sembrano poca cosa a fronte delle perdite che le famiglie italiane dovranno affrontare, insufficienti a ricostruire dopo il crollo, e i dati che arrivano da oltre i confini lo evidenziano in maniera ancora più netta. La Spagna, per non guardare troppo lontano, ha mobilitato 200 miliardi di euro per far fronte alle conseguenze economiche dell’emergenza coronavirus.
L’annuncio è arrivato per bocca del premier iberico Pedro Sanchez, che ha parlato delle misure messe in atto per aiutare le famiglie: “Mobiliteremo fino a 200 miliardi di euro. 117 miliardi saranno integralmente pubblici, la parte mancante sarà completata con risorse private. Sarà la maggiore mobilitazione di risorse della storia democratica della Spagna”, ha detto il capo del governo spagnolo, precisando che si tratta di circa il 20% del Pil.
“Sono tempi straordinari che richiedono misure straordinarie” ha sottolineato lo stesso Sanchez nel presentare il decreto che inclue anche una moratoria temporanea del pagamento dei mutui relativi alla prima casa di lavoratori dipendenti e autonomi che si trovano in situazione di vulnerabilità e di persone colpite dal coronavirus. Le parole, quel “misure straordinarie in tempi straordinari”, ricordano molto da vicino quelle pronunciate dal nostro Giuseppe Conte. Evidentemente però, l’idea di “straordinario” non corrisponde nella testa dei due premier.
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