Prato riaccende il motore dopo il lockdown. Con un’ordinanza della Regione Toscana, infatti, è stato dato il via libera alla ripresa delle attività del polo tessile e dell’abbigliamento cittadino, come noto in mano per la stragrande maggioranza a degli imprenditori asiatici. Non potrà ripartire la produzione, per ora, via soltanto alla manutenzione e alla riparazione dei macchinari in attesa del definitivo lasciapassare. Una notizia che ha scatenato la rabbia di chi, altrove, si trova ancora costretto a rimanere con le mani legate da settimane, contando perdite che si sommano giorno dopo giorno.
La provincia di Prato è stata una delle meno investite dell’intero Stivale dall’emergenza coronavirus, spingendo così il governatore toscano Enrico Rossi a rivedere le sue decisioni. Una prima ordinanza riguardava infatti soltanto le aziende di “materiali di origine animale e vegetale”, ma è successivamente stata estesa anche al comparto tessile su sollecitazione del sindaco del capoluogo Biffoni e della Confindustria locale. Il provvedimento consentirà una parziale ripresa dell’attività e riguarderà circa 2.000 aziende, ovviamente nel rispetto delle norme sulla sicurezza tracciate dal governo.
Un via libera arrivato nonostante i tanti timori di queste ultime settimane sulla “Chinatown d’Italia”, riguardanti soprattutto i contatti che i cittadini di origine cinesi hanno con la madrepatria. Vero che la comunità di Prato ha reagito molto bene all’emergenza, rispettando il lockdown in maniera ferrea e con ottimi risultati. Altrettanto vero è che però allo stesso tempo restano ignorate le grida d’aiuto di tanti imprenditori sparsi per l’Italia che al momento non hanno ricevuto alcun tipo di via libera.
Sono i governatori, quando possono, a mostrarsi più coraggiosi di un governo che continua a intervenire poco e con ritardi estremi, come dimostrato dall’erogazione a singhiozzo degli aiuti fin qui stanziati. E che non ha ancora capito la grandezza della crisi economica che si è abbattuta sul Paese, dalla quale molte attività rischiano di non rialzarsi.
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